Chi pensa ai giovani senza lavoro?

di Mario Uccellini, segretario generale Cisl Lodi

Per sostenere le persone che hanno perso il lavoro in conseguenza della crisi, nel Lodigiano sono stati costituiti due specifici Fondi di Solidarietà: è l’unico esempio del genere in tutta Italia. Nella metropoli milanese di oltre due milioni di abitanti, si è deciso di convergere tutti ad alimentare il Fondo “Famiglia-Lavoro” voluto dal Cardinale Tettamanzi; nel Lodigiano che conta duecentomila abitanti, sono invece ancora operativi due distinti Fondi di Solidarietà, aventi destinazione, requisiti e misure di intervento pressochè analoghe.

Esaurita la fase di primissima emergenza sociale, a nostro parere occorre aggiornare la funzione originaria dei due Fondi. Permane sicuramente la necessità di sostenere le famiglie coinvolte nella crisi e prive di ammortizzatori sociali; altrettanto sicuramente è doveroso contrastare il fenomeno sempre più vasto della disoccupazione giovanile. Perchè se c’è gente che ha perso il lavoro, c’è gente che il lavoro non lo ha mai avuto e conta ventitre, ventisei, ventotto anni!!

Mentre sollecitiamo nuovamente chi di dovere (Governo, Regione Lombardia, Mondo politico ed istituzionale) a predisporre da un lato la riforma degli ammortizzatori sociali e dall’altro un piano per l’occupazione giovanile, noi come Cisl lodigiana formuliamo una proposta. E’ rivolta a tutti gli attori istituzionali e sociali del territorio e si fonda, quale precondizione, su un generoso e condiviso concetto di solidarietà. In assenza di questo valore, la solidarietà, tutto ovviamente decade.

Noi siamo convinti che i due Fondi abbiano ancora senso di esistere entrambi soltanto in una logica di sussidiarietà: il Fondo della Diocesi continua la propria tradizionale tipologia di interventi, quello Provinciale destina invece le risorse a favore dell’occupazione, specialmente giovanile.

La Cisl lodigiana ha presentato questo progetto alla riunione del Tavolo per lo Sviluppo tenuto giovedì 24. In sintesi, formuliamo la nostra posizione.

Da tempo, una moltitudine di giovani rimane inoperosa. Si alza ogni lunedì senza un impegno lavorativo e vivacchia spesso senza slanci, un giorno dopo l’altro, improduttiva e moralmente seduta. Dipende economicamente dai genitori per il pieno di benzina, la pizza in compagnia, un jeans da comprare. Bisogna superare urgentemente questa situazione e ridare almeno un briciolo di speranza.

Noi proponiamo a tutte le Aziende, grandi o piccole, e a tutti gli Enti del territorio un piano di inserimento lavorativo per i giovani. a tempo determinato (un anno), che preveda un’occupazione a tempo pieno oppure a tempo parziale (20-22 ore settimanali). I vari contratti, sottoscritti dalle Parti Sociali, potrebbero usufruire di un contributi mensili a copertura degli oneri previdenziali e sociali, di modo che rimarrebbe a carico del Datore di Lavoro il solo netto da corrispondere come salario al giovane assunto. Il quale inizierebbe ad entrare nel mercato del lavoro, a conoscere le regole dell’attività lavorativa, a formarsi ulteriormente come persona, a poter contare su un poco di salario frutto del suo impegno, a ridurre la dipendenza economica dalla propria famiglia. Ma soprattutto il giovane vedrebbe davanti a sé un immediato futuro meno problematico e l’inizio di una realizzazione lavorativa.

Alla scadenza dell’anno, si valuterà l’andamento economico generale e quello specifico dei singoli progetti. Di sicuro, gli imprenditori avranno avuto la possibilità di valutare nuove persone, per le quali ipotizzare eventualmente la continuazione del rapporto di lavoro; dal canto loro, i giovani avranno arricchito il bagaglio delle proprie competenze e soprattutto posto fine ad un deprimente e troppo lungo periodo di inoccupazione.

Il Fondo di Solidarietà Provinciale, nella logica sopra richiamata della sussidiarietà, è invitato a destinare le proprie risorse a sostegno delle nuove assunzioni: si passerebbe quindi dall’erogazione di contributi mensili fissi (per quattro, sei, nove mesi) a favore di persone inoccupate, all’erogazione delle medesime somme a favore di progetti di ripresa dell’attività lavorativa, per i giovani e naturalmente anche per i meno giovani.

Quello di cui stiamo parlando, è sicuramente una scommessa, un salto di qualità fortemente innovativo nelle politiche per il lavoro: chiama noi territorio ad azioni attive di sviluppo, aggiuntive rispetto ad altre definite a livello nazionale e regionale.

Inoltre, esalta la volontà di essere noi tutti protagonisti diretti in prima persona, facendo leva sulla convinzione che davvero si esce dalla crisi con molte, piccole, radicate intuizioni locali.

di Mario Uccellini, segretario generale Cisl Lodi

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