Che succede nelle stalle lodigiane?

Ebbene sì, siamo alle solite. Quando arriva marzo e iniziano le trattative per una nuova campagna, ricomincia la storia: latte spot basso, grande offerta, previsioni catastrofiche. Un assurdo. È possibile che non si riesca ad avere un prezzo che tenga conto dei reali costi di produzione? Evidentemente no. Oggi i costi sono pari ai prezzo di realizzazione, ma già a febbraio è ripresa la risalita del prezzo di tutte le fonti proteiche (all’incirca del 20%). Veniamo da anni durante i quali, a parte una parentesi di pochi mesi, le aziende hanno lavorato in forte perdita con la conseguenza che dire a dare fondo alle risorse personali per sopravvivere, tutti gli investimenti sono rimasti bloccati cd è quindi molto più difficile creare un indotto attorno all’attività.Ci si meraviglia che le banche non diano finanziamenti, ma chi porrebbe fiducia in aziende che non producono reddito? I soldi vengono sempre più dirottati per la produzione di energia alternativa: investimenti folli per produrre energia a un prezzo spesso quattro volte superiore a quello di realizzazione. Il reddito deriva totalmente da un contributo pubblico. E per quanto riguarda il latte? Passare dagli attuali 41 centesimi ai 45 per litro non causerebbe nessun grave rincaro sui consumatori finali. Un esempio pratico: l’incidenza sulla pizza sarebbe pari a 0,05 euro. E d’altra parte darebbe la possibilità alle aziende zootecniche di investire in nuove tecnologie e nel benessere animale, ritornando a dare lavoro e respiro ad un indotto che assieme alle aziende stesse è ormai ai limite del collasso. Solo allora, a fronte di bilanci positivi, le banche potranno riprendere a prestare soldi con la garanzia che vengano restituiti. Una volta l’agricoltura e soprattutto la zootecnia costituivano un settore solido e affidabile. Oggi invece, l’immagine è quella di aziende mal rappresentate, di evasori fiscali (l’effetto dei recenti controlli notturni della Guardia dì finanza) e di attività in perdita che hanno come unico valore il terreno – per chi ha la fortuna di esserne proprietario. L’effetto di tale situazione è che sempre più aziende eliminano la zootecnia per lanciare i loro prodotti per di più destinati all’alimentazione, nella speranza di ricavare reddito da un’altra energia alternativa come il biogas. È poi fondamentale che l‘industria si renda conto che senza un prezzo adeguato alla lunga si troverà a faticare nel reperire la materia prima e sappia che le aziende che saranno obbligate a cessare la toro produzione non ripartiranno. Mai più. Il tutto per soli 4-5 centesimi al litro. Incredibile, se non fosse tutto così tremendamente reale. Incredibile ancora di più il fatto che addirittura sì parla di diminuire il prezzo per a nuova campagna, sarà veramente la fine del settore. E le associazioni sindacali adesso dove sono?

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