Che puzza quando si avvicinano!

Al distributore. Mentre sono fermo per il rifornimento sopraggiungono due auto, a bordo persone sicuramente provenienti dal Magreb. Commento del giovane benzinaio: “Reverendo, siamo invasi!”. Qualche ora dopo al supermercato, in prossimità delle casse, il colloquio tra la cassiera trentenne e un attempato signore: “Non se ne può più di questi marocchini”, argomenta l’uomo, e la giovane risponde: “È vero, ha proprio ragione, cercano tutti gli espedienti per rimanere in Italia e poi… Che puzza quando si avvicinano per pagare la spesa!”.Due brevi episodi così vicini nel tempo da stimolare qualche domanda e qualche riflessione. È proprio vero che siamo invasi? Quante persone sono veramente arrivate dal Nord Africa? Quante sono soltanto transitate per il nostro Paese? Che ruolo giocano i politici e i mezzi di comunicazione sociale nella gestione e nella valutazione dei fenomeni migratori di questi ultimi mesi? L’impressione è che, almeno in parte della nostra gente, prevalga un sentimento di ostilità misto a paura. Sovente l’unico metro di giudizio è veicolato dalle immagini della televisione e dagli autorevoli commenti di chi si dice addolorato di non poter accogliere, perché mancano le strutture, oppure da coloro che “sognano” di poter sparare a vista.Non può bastare. È necessaria un’analisi più precisa e veritiera delle cause che spingono flussi di migranti verso le coste della nostra Italia, è indispensabile capire le ragioni, individuare, all’interno delle comunità degli stranieri che sbarcano, i referenti per un dialogo vero, uno scambio che sia in grado di andare oltre i luoghi comuni della sicurezza garantita, del pericolo dello scontro tra civiltà, della differenza culturale invalicabile. L’accoglienza è un valore cristiano fondamentale, anch’esso non negoziabile perché inevitabilmente coinvolge la difesa della vita e la salvaguardia dei diritti fondamentali: “Ero straniero e mi avete accolto”. (Mt. 25,35).La tanto reclamata difesa delle radici cristiane passa necessariamente anche attraverso la prova della nostra capacità di accogliere. Certo, un accoglienza intelligente, progettuale, organizzata e pensata, ma anche generosa, amorevole e coraggiosa… Consapevoli che: “Accogliere è sempre rischiare, disturba sempre. Accogliere non è per prima cosa aprire le porte della nostra casa all’Altro, ma aprire le porte del cuore. E’ prendere l’altro all’interno di sé, è aiutarlo a trovare il suo posto, è diventare vulnerabili” (J. Vanier).Vale anche per noi?

© RIPRODUZIONE RISERVATA