Che prezzo ha la capacità di insegnare?

Un recente Decreto del Ministro Profumo indica il riferimento normativo in materia di compensi da riconoscere a commissari e presidenti del concorso docenti in atto. Una precisazione accolta con irritazione e riluttanza dai tanti diretti interessati poiché foriera di una palese ingiustizia tra le responsabilità insite al compito assegnato e il riconoscimento economico per tale compito previsto. C’è chi parla di elemosine vergognose, chi, ironizzando, di un alto riconoscimento della professionalità docente, chi di indecoroso compenso da mettere in relazione ai lauti compensi riconosciuti ai tecnici ministeriali, chi di paga irrisoria e lesiva della dignità etica e professionale dei commissari. Non mancano anche giudizi più sottili e più taglienti che toccano direttamente la qualità dell’istruzione ritenuta oramai compromessa dalla massificazione dei minimi profitti. E si potrebbe continuare. Ho solo riportato le reazioni che ritengo più eleganti, tralasciando quelle più severe e più sgradevoli che pure avrebbero una loro logica di pensiero. In effetti la notizia tanto più dilaga nell’ambiente scolastico, tanto più aumentano le defezioni di chi aveva già dato la propria disponibilità a ricoprire l’incarico richiesto. Si parla, infatti, di un compenso base al lordo di euro 251,00 per il presidente di commissione e di euro 209,00 per l’incarico di commissario, più un compenso integrativo di 50 centesimi a ciascun componente di commissione per ogni elaborato corretto o candidato esaminato. Il tutto, e sembrerebbe questa la ciliegina sulla torta, senza esonero dal servizio. A ben vedere chi solleva il problema tutti i torti non li ha. La polemica si allarga sul web divenuto, oramai, lo strumento comunicativo per eccellenza tanto da consentire la partecipazione ad ampio raggio di chi si inserisce nella disputa con commenti, osservazioni, critiche pro e contro il ministero. A questo punto sembra lecito chiedersi: ma quanto vale la cultura? E ancora: che prezzo ha la professionalità docente acquisita con studi, rinunce e sacrifici? Come sempre anche in questo caso preferisco cercare nel passato una qualche risposta che possa aiutare a meglio capire non solo gli atteggiamenti delle persone, ma anche le ansie, le speranze, le aspettative di chi si sente tradito. Così facendo si può comprendere a fondo il perché di certe sacrosante lamentele avanzate dai docenti che si sono prima resi disponibili a ricoprire l’incarico, ma poi, pentiti della scelta fatta, hanno preferito fare marcia indietro. Ritengo non azzardato fare riferimento soprattutto a due esempi simili tra loro, ma diversi in quanto a ricaduta culturale. Due filosofi che, con le loro idee e la loro prassi, hanno lasciato una traccia indelebile nella storia del pensiero tanto da poter offrire, a parer mio, ancora oggi, a distanza di millenni, uno spunto, un contributo anche alla nostra discussione. Talete e Protagora rappresentano, a mio avviso, due esempi originali in tema di costi e benefici della cultura come variabile professionale. Ogni prestazione ha un suo prezzo ed entrambi lo hanno dimostrato sia pure in modi diversi. Il primo ha dimostrato che anche una persona colta e saggia, volendo, può trasformare una certa situazione in occasione di profitto; il secondo che la professionalità docente ha un suo prezzo, a motivo del quale nulla va fatto «a gratis» come si ama dire «giù al nord». Riflessivo il primo, calcolatore e pragmatico il secondo. Poco avvezzo al denaro e ai piaceri della vita Talete, attento ai guadagni e frequentatore dei salotti bene ateniesi Protagora. Si dice che Talete stufo dell’etichetta cucitagli addosso riuscì, mediante certi strani calcoli astronomici, a prevedere un buon raccolto di olive. Con pochi soldi affittò tutti i frantoi della zona di Mileto. Una decisione non compresa e irrisa da molti suoi concittadini, ma che si rivelò alquanto redditizia in relazione all’abbondante raccolto che alla fine si ebbe. Fu un’ottima occasione per gestire, in regime di monopolio, il mercato della raccolta e della spremitura delle olive nonché della vendita dell’olio. Oggi l’accusa di aggiotaggio non gliel’avrebbe tolta nessuno con conseguente condanna penale per turbamento del mercato interno. Il nostro grande Talete guadagnò sì un sacco di soldi, che però mise a disposizione della sua comunità. Fu una chiara dimostrazione di come si potesse facilmente mettere a frutto il proprio livello di conoscenza. Cosa ben diversa fu con Protagora. Massimo esponente della sofistica, Protagora è ancora oggi l’esempio di come sia corretto riconoscere una giusta remunerazione a chi mette a disposizione il proprio sapere, la propria professionalità con passione e responsabilità. Per Protagora, docente famoso e ricercato, ogni prestazione professionale aveva un prezzo e questo perchè un aiuto senza un costo non era sentito come utile e importante. E come dargli torto? Anche Flavio Filostrato amava ricordare che «noi tutti prendiamo più sul serio ciò che costa che non quello che è gratuito». E questo, checché se ne dica, è purtroppo vero. Una prestazione offerta gratuitamente suscita una diversa attenzione sia da parte di chi presta l’opera sia da parte di chi la usufruisce. Anche la responsabilità, in questo caso, risulta relativa. Tutto sembra più opinabile perché tutto viene svuotato della sua importanza. Naturalmente non dobbiamo confondere l’impegno professionale con il volontariato. Un conto è vivere la solidarietà nella sua più alta accezione etica e sociale, altro è l’esercizio della propria professione che richiama pur sempre alla responsabilità di quello che si fa e che si ottiene in termini di costi e risultato. Quindi mi schiero dalla parte di chi si sente professionalmente irriso e umiliato da un compenso economico ridicolo che non è pari all’impegno professionale da mettere sul campo in un pubblico concorso che richiede vieppiù una forte corresponsabilità in quanto a impegno e valutazione. Ancora una volta il livello culturale di una determinata professionalità viene a trovarsi sacrificato da una sommatoria di condizionamenti sociali che spaziano dal peso di limitate disponibilità economiche a discutibili scelte politiche e culturali che portano ad annullare il valore della professionalità in campo. Rendere la cultura orfana della professionalità, è una sconfitta per tutti.

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