«Che fine faranno le nostre scuole?»

Elementari e materna resistono con i contributi del Comune

«Non se li tagliano però i loro stipendi!». La signora Edda Zeni di Cavacurta non ha peli sulla lingua. La tesi del risparmio, principio ispiratore della manovra di Ferragosto non le va giù. Edda non ha nessuna intenzione di veder sparire il comune dove è cresciuta e come lei sono in tanti a non volere che la scure di Roma si abbassi sul piccolo comune della Bassa, tagliando servizi, storia e tradizioni.

«Alla fine ci rimette sempre la povera gente, specialmente gli anziani, - spiega la signora Zeni - che non sapranno più dove andare a chiedere un’informazione, a sbrigare le pratiche agli uffici del Comune». «Nel nostro piccolo paese si sta bene, - continua Edda - c’è tutto, ma se si decide davvero di abolire il Comune piano piano scompariranno anche i servizi e poi le persone e quelle casette che hanno costruito in questi ultimi anni resteranno vuote».

Con Edda un nutrito gruppo di coetanee, tutte originarie di Cavacurta, discutono della manovra sedute a un bar del centro, sorseggiando una bibita fresca nel tentativo di trovare ristoro da quell’afa padana che improvvisamente sembra quasi diventare simpatica: fa parte dell’identità di Lodigiani, di abitanti della Bassa, di Cavacurta.

Soltanto 876 abitanti, ma una cittadinanza viva e pulsante: Cavacurta è uno dei piccoli comuni della Bassa sotto i 1000 abitanti che il governo ha deciso di tagliare, per ridurre i costi della politica e risparmiare. Non se ne capacità la signora Ughella Caserini. Lei ha lasciato Cavacurta da diversi anni. «Sono 50 anni che vivo a Milano, dopo essermi trasferita per lavoro, - ha raccontato Ughella - ma sempre, appena potevo, tutti gli anni, tornavo a Cavacurta e anche adesso mi trovo qui». Il suo attaccamento alle radici, alle tradizioni di Cavacurta e alla sua storia sono la piccola ma significativa testimonianza del valore di un Comune piccolo, carico di storia e di tradizioni che insieme ai suoi servizi hanno fatto di Cavacurta un paese e una comunità.

«Il Comune ha fatto tanto per la scuola ed è pronto a fare ancora molto, - racconta Valentina Gianelli, giovane insegnate delle scuole elementari di Cavacurta e residente in paese - basti pensare che il comune gestisce con educatori professionisti l’orario della mensa». Un aiuto che di fatto va a sopperire a una mancanza dello Stato che adesso vuole far fuori lo stesso Comune e che indirettamente finirà col far fuori se stesso. «La scuola di Cavacurta (materna ed elementari) ha resistito proprio per il contributo del Comune, - ha continuato Valentina - e ha comparto addirittura dei libri. Se vogliono tagliare la Provincia di Lodi facciano pure, - conclude la maestra - ma il comune no, perché è l’istituzione più vicina e attenta ai bisogni del territorio».

Accanto a Valentina, seduti per un caffè in famiglia, ci sono tre generazioni di cavacurtesi: papà Rodolfo Gianelli, mamma Tina, e la figlia di Valentina, la nipotina Lidia, 8 anni soltanto, che hanno vissuto la storia del Comune in momenti differenti e che ora si trovano tutti insieme, senza divisioni generazionali, a dire “no” all’abolizione del comune di Cavacurta.

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