Cercasi una nuova locomotiva

Gli studi dei principali istituti mondiali di analisi economica dicono che la grande crisi che attraversa il Primo mondo, in particolare l’Occidente, dipende dalla contrazione della classe media. Varie le cause: redditi in ribasso, posti di lavoro con il contagocce, troppe tasse, ecc. E se non spende la vastissima classe media occidentale, se questa assottiglia le sue fila, la ripresa rimane in folle. Tutto vero. Ma proviamo a valutare l’intera questione non tanto con la suddivisione in “classi” (tra l’altro, la classe media svizzera o belga sarebbe considerata ricchissima in Grecia o Portogallo), ma in generazioni. E, tra queste, quella che i media chiama i “millenials”. Sono i giovani di oggi. Ovunque, vivono situazioni abbastanza simili. Percorsi di studio lunghi dopo i quali però non si trova un lavoro conseguente a quegli studi, o con remunerazioni considerate soddisfacenti. Tanta precarietà, bassi redditi, garanzie di welfare in continua diminuzione, il necessario appoggio per campare dei genitori anche oltre i trent’anni d’età. Quindi poca autonomia, pochissima propensione a mettere su famiglia, a fare figli, a costruire un futuro nel medio-lungo periodo.

Questa visione “tattica” dell’esistenza, affiancata da risorse economiche nettamente inferiori a quelle che ebbero i loro genitori, ha fatto ingegnare un’intera generazione su come vivere senza spendere molto. E una grande mano gliel’ha data la tecnologia digitale, di cui i millenials sono maestri senza laurea.

I “nativi digitali” hanno imparato a viaggiare e a fare turismo a costi ridicoli, sfruttando il low cost, la condivisione dei mezzi di trasporto, lo scambio delle case, il cibo di strada, insomma ogni cosa che non si discosti molto dal costo zero.

Non acquistano auto né ambiscono troppo ad averla; non si impegnano con mutui immobiliari (spesso sono i genitori a dare loro un nuovo tetto); amano acquistare vestiti e scarpe nei mercatini vintage – insomma, a costi stracciati –, oppure sfruttano tutte le occasioni che girano nella Rete, ristoranti compresi; sono generalmente salutisti; fanno serata con un drink davanti ad un pub.

Insomma: per voglia o per necessità, sono molto frugali. La concretizzazione di chi predica stili di vita meno propensi ad un consumo senza limiti, se non fosse che l’intera civiltà occidentale è basata proprio su questo: consumi crescenti e diffusi.

Il problema vero è che non mancano tanto o soltanto i soldi: avanti così, viene a mancare la “voglia”, la mentalità di essere dei big spender, grandi consumatori che alimentano il circuito che ci tiene in piedi. Ovviamente se ne sono accorti in molti, già da tempo, della questione. E il rimedio era stato trovato altrove: se non spendono gli inglesi o gli italiani, ci pensino coloro che stanno uscendo dalla miseria, anzitutto i cinesi e gli indiani, i brasiliani e i russi.

Per varie ragioni, il Secondo mondo si affaccerà alle porte del Primo in tempi molto più dilatati e con una classe media meno gonfia di quanto si prevedeva. Negli ultimi due anni sono rallentati proprio i consumi dei russi e dei cinesi, degli “emergenti”. E così questa locomotiva che doveva trainarci, rischia di rimanere in panne appena fuori dalla stazione. Gli americani si sono già spesi tutto il possibile e l’immaginabile, noi europei siamo messi come siamo messi, i cinesi stanno traducendo in ideogramma la parola risparmio, i petrodollari sono in affanno: chi alimenterà nei prossimi dieci anni il circo del consumo globale? Cercasi nuova locomotiva.

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