CASTIGLIONE Dati shock dallo screening: anziani molto più contagiati

La media dei cittadini che hanno sviluppato gli anticorpi è del 22,6 per cento

Se la media dei cittadini di Castiglione che hanno sviluppato anticorpi Igg contro il coronavirus del covid-19 è del 22,6 per cento - un dato che andrà reso definitivo aggiungendo anche quell’1,7 per cento che è morto ufficialmente in paese per l’epidemia (76 persone), e incrociando le anagrafiche dei soggetti dello screening con i 184 malati ufficiali, la prima elaborazione pubblicata su Medrxiv che mette a frutto lo screening sierologico a tappeto coordinato dal professor Massimo Galli a Castiglione d’Adda disegna uno scenario nuovo dal punto di vista scientifico. A mostrarsi sorpreso dal suo ufficio è lo stesso professore in persona: a rivelarsi positivi agli anticorpi, individuati in una goccia di sangue capillare ricavata dalla puntura di un dito con un kit della ditta svizzera Prima Lab da un campione di 4.174 individui (su circa 4.550 residenti), sono stati solo il 9,1% dei bimbi di 5 anni di età, percentuale che sale al 10 per i bimbi di 10 anni, al 12,5 per i ventenni, al 15,2 per i trentenni, al 20,3 per i 45enni, al 26,6 per i sessantenni, al 33,9 per i settantacinquenni e che poi si impenna fino al 42,1% per i 90enni.

L’anticorpo Igg racconta agli analisti che l’organismo ha affrontato la malattia (Galli ritiene nel 90% dei casi senza bisogno dell’ospedale o addirittura senza sintomi). Ma se la circolazione del sars-cov2 era così elevata a Castiglione, perché solo un bambino su 10 ha gli anticorpi?

La ricerca, primo firmatario Gabriele pagani, infettivologo del Sacco, avanza tre ipotesi: la prima, che i giovani siamo meno propensi ad infettarsi. E questo si spiegherebbe con una molto minore presenza dei recettori Ace2 nei loro tessuti, per via della giovinezza dell’organismo, come osservato con il coronavirus hcov-nl63; sono gli stessi recettori ai quali si aggancia anche il virus del covid per infettare le cellule. La seconda, che un’infezione asintomatica o paucisintomatica, spesso notata nei giovani, porti a sviluppare meno anticospi Igg, come osservato da alcuni studi sulla Mers. La terza, che la chiusura delle scuole abbia anticipato per i giovani i benefici del distanziamento sociale.

Finora, pur essendo noto che l’età è il primo fattore di rischio per il covid-19, la maggior parte del mondo scientifico riteneva che ciò dipendesse dagli effetti della malattia. La ricerca di Castiglione insegna invece che la risposta dell’organismo umano potrebbe essere molto diversa già dal momento del primo contatto con il virus.

© RIPRODUZIONE RISERVATA