Caso mense, il Comune di Lodi non ricorre in Cassazione

L’amministrazione accetta la sentenza d’Appello, ora dovrà pagare le spese legali

L’amministrazione Casanova alza bandiera bianca. Non ci sarà ricorso in Cassazione sul “caso mense”. Dopo che il Tribunale di Milano, per ben due volte, ha accertato una condotta discriminatoria nei confronti dei cittadini extracomunitari per l’accesso alle prestazioni agevolate, il Broletto prende atto e a questo punto sarà costretto ad aprire il portafoglio per pagare le spese legali.

La posizione è stata chiarita ieri in una nota ufficiale del Comune di Lodi, guidato dal sindaco Sara Casanova: «L’azione della nostra amministrazione non è mai stata guidata da intenti discriminatori, motivo per cui abbiamo legittimamente deciso allora di ricorrere in appello. Appresa però anche la decisione dei giudici della Corte d’appello, riteniamo a questo punto corretto di non presentare un ulteriore ricorso in Cassazione e di mettere definitivamente la parola fine a questa vicenda giudiziaria. Siamo e saremo concentrati sempre di più sul portare a termine i numerosi interventi che sono già in cantiere per migliorare la nostra città». Poche righe per cercare di smorzare le polemiche e mettere in archivio una vicenda che pesa come un macigno sulla coalizione di centrodestra, che si avvicina alla fase finale del suo mandato in Broletto (la scadenza è il 2022). La vertenza davanti ai Tribunali ora si chiude, ma restano le conseguenze, tra cui la condanna per l’ente a saldare le spese giudiziarie.

Tutto era partito con la modifica del regolamento comunale nell’ottobre del 2017 per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate, che aveva imposto ai cittadini non comunitari di portare una documentazione aggiuntiva per provare l’assenza di patrimoni o redditi nei paesi d’origine, altrimenti avrebbero pagato la tariffa massima per servizi quali mense scolastiche, trasporto scolastico e asili nido. Si era scatenata un’onda di proteste e il “caso mense” di Lodi aveva fatto il giro di d’Italia. Era nato anche il coordinamento Uguali doveri per aiutare le famiglie escluse dalle agevolazioni dei servizi scolastici e la questione era finita in un’aula di giustizia. A portare in tribunale il Broletto erano state due associazioni, Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) e Naga (Associazione volontaria di assistenza sociosanitaria e per i diritti di cittadini stranieri, rom e sinti). Il Tribunale di Milano, nella sentenza di primo grado, aveva giudicato “discriminatorio” il regolamento e imposto la modifica. L’amministrazione Casanova aveva quindi sospeso il provvedimento, ma deciso di resistere in giudizio, fino alla doccia fredda del 29 dicembre scorso con la conferma anche in Appello delle ragioni dei ricorrenti. n

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