Cambierà la legge elettorale?

Non è andata in vacanza la politica italiana, quest’anno. Molte sono le incognite, anche legate alla situazione economico-finanziaria internazionale e molte di conseguenza le scadenze da onorare. A partire dalla riforma della legge elettorale. Tra segnali di fumo, depistaggi, diffidenze e incertezze degli attori politici non solo il sistema, ma anche la data delle elezioni è ballerina. Le voci ricorrenti di un possibile anticipo – che allo stato resta, comunque sia, una strada poco praticabile - sono la spia della grande difficoltà che le forze politiche hanno di valutare anche semplicemente il loro proprio interesse, ben consapevoli che l’elettorato è, per usare un eufemismo, molto molto deluso e adirato. I cittadini hanno parlato forte e chiaro e i recenti anche evidenti passi falsi di alcuni dei tribuni della protesta non smentiscono l’umore di fondo dell’elettorato.Sulla legge elettorale siamo ancora alle mosse tattiche. Sullo sfondo c’è l’interesse che non poche forze politiche continuano ad avere per andare al voto con il vecchio sistema dei deputati “designati” e del premio di maggioranza squilibrato tra Camera e Senato. In fondo la “grande coalizione”, che sembra profilarsi come esito obbligato di un persistente stato di tensione economico-finanziaria internazionale e di complicata governance europea, potrebbe realizzarsi anche con le vecchie regole, favorendo nel contempo la nomenclatura consolidata. In ogni caso, finché non sarà chiaro con quali regole si andrà al voto, non sarà definita neppure l’offerta politica, cioè le forme di nuova aggregazione che inevitabilmente si produrranno. Che è cosa complessa, che non può essere demandata a operazioni d’immagine. Prova ne sia il dibattito sui temi etici, a proposito di unioni, famiglia e matrimonio che si è sviluppato in queste settimane.In realtà il complicato gioco in atto sembra fatto apposta per accentuare un senso di distanza e di estraneità della politica con il vissuto, i problemi e le attese dei cittadini. Tanto più che le tanto declamate misure di austerità e di auto-disciplina del mondo della politica sono ben lungi dall’essere messe in cantiere, mentre sui bilanci familiari la crisi comincia ad essere percepita in tutta evidenza.Al di là delle vicende della legge elettorale, comunque, è tutto il sistema in tensione. Il problema del riordinamento dell’assetto dei livelli di governo ha nella questione delle Province solo uno degli aspetti: la taglia delle Regioni non è meno irrazionale, così come la distribuzione delle amministrazioni periferiche dello Stato. Continuano poi le tensioni tra i poteri dello Stato: nei giorni scorsi è stato depositato il ricorso del Quirinale alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzioni contro la Procura di Palermo. È il segno di un persistente malessere che deve avere delle risposte sistemiche.

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