Cambia lo sportivo italiano

Cambia pelle lo sportivo italiano: secondo i dati elaborati da Istat per il Coni, i segnali sono incoraggianti. Se infatti fino a qualche anno il Belpaese, oltre che essere un popolo di poeti, santi e navigatori, era anche affollato di sedentari (i cosiddetti tifosi da poltrona), gli ultimi anni hanno evidenziato un’evoluzione positiva, con oltre 1 milione e 200 mila cittadini che sono stati “convertiti” all’attività fisica, anche solo a livello di sport di base. In questo quadro continua poi a crescere chi pratica sport con continuità (il 22,8% della popolazione), mentre è cambiata anche la “geografia” delle discipline più gradite. E se naturalmente il calcio continua a primeggiare (ma scende dal 28,8% al 26,9%), alle sue spalle in dieci anni ci sono stati diversi cambiamenti. A cominciare dal calo della caccia (che 10 anni fa veniva ancora ritenuto uno sport a tutti gli effetti e che ora, anche per le spinte degli animalisti, fa molta più fatica a reperire forze di ricambio) e soprattutto del sorpasso, lieve ma significativo, della pallavolo ai danni del basket.

Significa che gli ultimi lustri, ricchi di soddisfazioni sul fronte del volley sia maschile sia femminile, hanno pagato anche sul fronte del proselitismo. Dopo decenni oscuri torna in auge anche il tennis, che passa dal 4,8% al 5,8% e l’atletica che sfiora il 4% sui tesserati totali. Ma è il nuoto ad entrare finalmente nella speciale classifica (2,5%), anche grazie alle prodezze in vasca della Pellegrini e delle tuffatrici come la Cagnotto. Ma il dato più interessante è quello che evidenzia l’“esercito” di centomila bambini tra i 6 e i 10 anni che hanno iniziato un’attività fisica: “Questa è la nostra più bella medaglia”, spiega il presidente del Coni, Gianni Petrucci, che a un anno dai Giochi olimpici di Londra ritrova la forza di essere ottimista. Anche perché la diversificazione sportiva è un fenomeno in continuo fermento, basti pensare che negli ultimi dieci anni la distribuzione degli sportivi nelle diverse discipline è cambiata, pur restando indiscutibile il primato del calcio con oltre 1 milione di tesserati. Però le cinque attività preferite dagli italiani (pallavolo, pallacanestro, tennis e pesca sportiva, dopo il pallone) convogliano oltre il 53% degli atleti: mentre nel 1999 bastavano le prime quattro federazioni a coprire il 50% dei tesseramenti. In questi numeri emerge quindi l’appeal anche degli sport cosiddetti minori, con numeri interessanti per la plurimedagliata scherma, le immortali bocce e il golf, che da Cenerentola, con gli exploit di Manassero e dei fratelli Molinari, sta cominciando a risalire la graduatoria. Tornando alla proverbiale pigrizia dell’italiano medio, in passato capace soprattutto di vestire i panni del tifoso più che dell’agonista, l’aspetto che il segretario generale del Coni, Raffaele Pagnozzi, ha ancora sottolineato, è quello di essere riusciti a strappare dalla poltrona 1 milione e 200 mila di nostri connazionali per dedicarsi allo sport. Un risultato importante. Ma la ricerca, realizzata insieme all’Istituto nazionale di statistica, va anche alla radice della riscoperta sportiva. Un ruolo fondamentale va infatti riconosciuto al progetto «Alfabetizzazione motoria nella scuola primaria», avviato nel 2009 dal Coni insieme al ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Senza dimenticare i buoni esempi che fanno da indubitabile traino, come la Schiavone nel tennis, l’intramontabile Valentino Rossi nei motori o la simpatia che ancora non si è trasformata in risultati concreti dell’Italrugby.

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