Calciatori e veline da sogno

Non so se dopo la cocente sconfitta dell’Italia per quattro a zero con la Spagna nella finale europea, i nostri calciatori siano ancora oggetto del desiderio da parte delle tante ragazze che non hanno mai smesso di applaudire i gladiatori del XXI° secolo fisici, scultorei, decisamente palestrati. Certamente lo sono per tante concorrenti impegnate nella trasmissione serale condotta da Ezio Greggio in cerca delle due prossime veline. Molte di esse, infatti, sognano di diventare mogli o fidanzate di calciatori, disponibili a seguirli nei diversi stadi in giro per il mondo pur di diventare le «first lady» del pallone. Poveri calciatori! Sono chiamati a due gravosi compiti. Da una parte a giocare bene in campo per rendere pan per focaccia ai pericolosi avversari e se mai sognare di segnare un goal; dall’altra a scendere a compromessi con la scelta della futura moglie tra le tante ragazze pronte ad accarezzare il sogno di sposare un calciatore. Giovani ragazze, alte come corazzieri, animate da una superba concezione di dividersi tra calcio e spettacolo, pronte a dimostrare di saper ballare, recitare, cantare sotto gli occhi compiaciuti di mamma e papà, zie, sorelle e fidanzati, disposti anche a sostenere qualche sacrificio pur di accompagnare la propria figliola nei vari concorsi qua e là per la penisola. Ma poi arriva il momento del calciatore che dovrà pur scegliersi la sua velina. E’ un momento molto delicato, che richiede attenzione, capacità di scelta, e se mai fosse necessario, anche di qualche consiglio della mamma. Alle mamme dei calciatori, chiamate a questo arduo compito, suggerisco di andare a leggere Aristippo di Cirene, un filosofo tanto disponibile quanto generoso ad accorrere in aiuto degli amici anche in fatto di consigli matrimoniali. Purtroppo non sempre veniva compreso e in effetti non erano pochi gli amici che, ricevuto il consiglio, entravano in crisi. Del resto come dimostrare entusiasmo davanti a certe risposte? A chi gli chiedeva, infatti, un consiglio su come scegliere moglie, rispondeva: «Attento alla scelta poiché se bella ti tradirà; se brutta ti dispiacerà; se povera ti rovinerà; se ricca ti dominerà». Bel consiglio! Dopo di che più che pensare a scegliere moglie, non erano pochi quelli che sceglievano di rimanere single o di aspettare tempi migliori. E meno male che per simili consigli il nostro filosofo non si faceva pagare. Questo non deve meravigliare se si pensa che il caro Aristippo pur non essendo attaccato al denaro, ne era alquanto fornito. Del resto nella sua scuola non si entrava gratis, tutti pagavano anche se con tariffe differenziate. Pagavano di più gli studenti ciucciarelli, di meno quelli bravi. Era un filosofo non attaccato alle cose che «per natura sono troppo mutevoli» come amava dire spesso, ma a un modo nuovo di capire la verità sull’origine delle cose. Ma questo è una dimensione che non appartiene al mondo delle veline nè a quello dei calciatori. Qui siamo inseriti in una dimensione più strumentale fatta di concorsi e balletti, macchine sportive e corpi statuari, lontani da ogni concetto di caducità della vita umana, ma vicini ai luoghi comuni che fanno dei miti dello spettacolo i nuovi modelli da rincorrere. Il senso della vita lo si cerca in valori che non appartengono alla cultura, che non trovano spazio nell’idea di esseri pensanti, ma nell’idea del possesso quale unica risposta ai piaceri della vita. Quale banalità ci riserva lo stile di vita sia pure ben contrastato dalla resistenza dei valori sani che molti ragazzi, nonostante tutto, dimostrano di avere. Sono i nuovi miti a rappresentare il vero rischio per l’educazione. Il motivo sta proprio qui. Come possono gli adolescenti, sempre assetati di qualcuno da imitare, essere in grado da soli di saper distinguere ciò che va ascoltato da ciò che va ignorato? Non è forse questo un compito proprio dei genitori, degli adulti che a tale compito non possono e non debbono sottrarsi? Forse che non è importante la costante presenza degli adulti al fianco dei ragazzi? La risposta è nella stessa domanda. Perché per i ragazzi non esistono differenze tra chi parla e chi strilla, tra chi ragiona e chi sragiona. Vale la pena ricordare uno dei frammenti di Eraclito quando dice: «la via in su e la via in giù sono una e la medesima». Allora vuol dire che sta a noi adulti insegnare ai ragazzi come distinguere un cammino in salita da uno in discesa; come riconoscere un percorso da fare con fatica e sacrificio prima di raggiungere un traguardo, da uno che fa a meno di fatiche e sacrifici pur di raggiungere quei traguardi senza guardare in faccia nessuno. Insegnar loro a saper distinguere l’una dall’altra strada è compito dei genitori portati spesso e volentieri a fare a meno di sorbirsi questo pesante fardello. Perché purtroppo è proprio questo il peggior comportamento che potrà portare al peggior risultato. Genitori e figli così non troveranno mai una strada che li possa accomunare. Mentre è certo che ad accomunare spesso genitori e figli sono proprio i nuovi ideali, i nuovi miti, le nuove frivolezze, tanto agognati, quanto poco vissuti, pur tra loro incompatibili. Spesso si scopre l’inconsistenza delle cose solo conoscendo la loro consistenza. Come spesso accade è compito della tradizione popolare ricordarci quanto istruttivo sia sbattere la testa da qualche parte, farsi male per capire l’errore che si commette. Questa è miopia. Vieppiù quando un comportamento condiziona al tal punto chi lo mette in pratica da non vedere ciò che è importante per chi di tale comportamento è testimone. Peccato, perché a rimetterci è la cultura dell’esempio. Questo vale per i genitori, ma anche per i docenti. E comunque vale per tutte quelle persone chiamate a compiti educativi. Sognare va bene, ma sognare veline e calciatori portatori di ricchezza, boh, non so. Non concepisco il calcio come una fabbrica di sogni. Prima di Aristotele si era convinti che i sogni fossero messaggi degli dei inviati, per chissà quale misterioso motivo, a persone intelligenti e acculturate. Per fortuna il maestro di Stagira ha messo le cose a posto. E se non lo avesse fatto, oggi come oggi, anche se ho una certa età, mi sarei offerto a Cesare Prandelli per propormi in sogno a qualche.…… velina.

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