Brugnano, il chitarrista del re

La musica lo ha portato lontano, in paesi conosciuti soltanto sui libri, inseguendo come molti il sogno di diventare un chitarrista. E mentre la stragrande maggioranza del popolo delle note viene relegata a componimenti che resteranno confinati nella pura immaginazione, ingabbiati tra pensieri e speranze, a Bruno Brugnano il destino ha strizzato l’occhio. Oltre a essere diventato un virtuoso delle sei corde, con le quali suona, compone e arrangia, il 52enne musicista originario di San Donato ha assunto un ruolo di indubbio prestigio all’interno del panorama discografico della Thailandia.

Nato l’8 agosto 1961 da una coppia originaria della Calabria trasferitasi al nord, nella frazione di Certosa, Bruno Brugnano ha ereditato la passione per la musica dai geni paterni. Suo padre infatti si dilettava a strimpellare il mandolino: «Ancora oggi - racconta Bruno - dico a mio papà che è stata colpa sua se ho deciso di suonare la chitarra».

La folgorazione però avvenne quando don Roberto, memorabile parroco di Certosa, regalò al piccolo Bruno un vinile di Jimmy Hendrix. «Bastò quel semplice gesto per stravolgere per sempre la mia esistenza - rivela -. Tant’è vero che all’età di 6 o 7 anni feci un fioretto: avrei pulito la chiesa tutti i sabati se il Signore mi avesse aiutato a diventare un bravo chitarrista».

Iniziarono quindi gli studi di chitarra classica, cui seguirono le lezioni di musica alle scuole medie, quelle di via Gramsci, dove il suo professore - il compositore della canzonetta per il Carosello Come mai non siamo in otto? - lo esortò a insegnare a suonare la chitarra anche ai suoi compagni di classe. Appartengono altresì a quell’epoca gli approcci acerbi e le sperimentazioni con le prime formazioni: «Suonavamo sotto casa con una batteria assemblata con i fustini del Dixan, una vecchia radio come amplificatore per la chitarra e lo storico organo Bontempi».

Un altro contributo fondamentale alla causa provenne, qualche anno più tardi, ancora da don Renato: il sacerdote concesse infatti la “baracca” dell’oratorio ai ragazzini più portati per la musica, affinché avessero la possibilità di coltivare la propria dote.

È in quel locale di fortuna, dove le note svolazzavano nell’aria e le band si cimentavano con gli strumenti, che Bruno Brugnano fece la conoscenza di un grande batterista, Mauro Spina, il quale più di tutti contribuì alla sua formazione: «Da lui ho imparato la sensibilità musicale, il senso del ritmo e della melodia e il lato ironico della musica».

Va da sé che nel giovane cominciava a formarsi un certo bagaglio culturale ed esperienziale; per chiudere però il cerchio mancava un’incisione, che non tardò ad arrivare. Nel 1979 il guitar man sandonatese registrò infatti un 45 giri, che schierava alla batteria il metronomo Tullio De Piscopo e alla voce Jimmy Mc Foy. «Fu un’esperienza drammatica! Io come - si suol dire - me la feci addosso, ma alla fine il disco uscì».

Da lì in poi le qualità musicali del giovane chitarrista emersero prepotentemente e, negli anni a venire, diedero adito al diploma di Jazz Master e alla frequentazione del Musicians Institute di Los Angeles. Tali esperienze totalizzanti spianarono la strada all’audizione della vita, che gli procurò un ingaggio per suonare in lungo e in largo per l’Asia. «Ho vissuto in tante città - spiega Bruno Brugnano - ma mi sono fermato a Bangkok, principalmente per ragioni di cuore».

Nella capitale della Thailandia il musicista sandonatese ha iniziato a lavorare per una delle più importanti case discografiche dell’Asia, la Gmm Grammy, e a impegnarsi per affacciarsi al settore della produzione. «E dopo un po’, a fronte di enormi sacrifici, sono riuscito a produrre dischi di qualsiasi genere, fino a contarne oggi più di cento».

Al contempo il suo estro è sfociato nell’ambito della realizzazione di colonne sonore che, attualmente, assorbe gran parte del suo tempo lavorativo. «Tra le altre cose - aggiunge - ho avuto l’onore di diventare per quattro anni il compositore personale della principessa della Thailandia e di lavorare per il Re, realizzando un disco con tutte le sue composizioni e la colonna sonora per un suo film. Se non vivi in Thailandia - continua - non ti puoi rendere conto di quanto sia prestigioso: ogni volta che la principessa passava a trovarmi, il traffico veniva bloccato dal palazzo reale fino allo studio, con un poliziotto ogni 50 metri».

Non è perciò un caso che alla sua persona siano stati tributati diversi riconoscimenti: miglior disco dell’anno, miglior produttore, compositore e qualche Mtv Music Award. Ma nonostante un palmares di invidiabili premi, la fama e una sincera riconoscenza verso il Paese che lo ha adottato professionalmente, la nostalgia per l’Italia è persistente: «Ogni qualvolta che torno mi rendo conto che questa è casa mia, anche se tutto adesso è cambiato».

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