Brave, grintose e vincenti

Diciamo la verità: se togliamo lo strapotere in pista di Usain Bolt, questa sarà ricordata come l’estate sportiva delle donne. Brave, grintose, capaci di superare qualsiasi difficoltà, vincendo singolarmente o con la squadra. L’emblema è forse rappresentato dalla campionessa friuliana Chiara Caniero, 35 anni, che al suo quinto mese di gravidanza ha vinto l’oro nello skeet agli Europei di Suhl in Germania. La futura mamma ha coronato un sogno incredibile e nella prima dichiarazione dopo il trionfo ha esclamato: “Posso dire che abbiamo vinto in due”. E poi si diceva dell’atletica: a Mosca ha brillato la stella di Bolt, certo, ma per noi rimarrà un’edizione memorabile soprattutto per due donne coraggio: Valeria Straneo ha infatti conquistato l’argento nella maratona, correndo senza la milza a causa di una malattia ereditaria. Eppure non si è mai arresa ed ha colto un risultato prodigioso, come grande è anche il sesto posto, nella stessa gara di Emma Quaglia, che ha dovuto lottare lunghi anni per avere la meglio del morbo di Basedow e che ora ha colto la più bella delle rivincite.Ma accanto al tiro a segno e all’atletica, altre due discipline hanno visto il trionfo delle nostre azzurre: la solita scherma, che continua a fare incetta di allori e un nuoto rigenerato dopo le brutte figure delle Olimpiadi londinesi. Cominciamo dalle lame “rosa”: qui da molti anni si assiste a un fenomeno strabiliante: cambiano le protagoniste del Dream Team, da Parigi 2010 a Londra 2012, fino appunto al Mondiale di Budapest 2013, però il risultato è sempre esaltante. Così, dopo il trionfo individuale nel fioretto di Arianna Errigo, lei stessa e le compagne Di Francisca, Erba e la evergreen Valentina Vezzali conquistano l’ennesimo oro a squadre. Una pedana magica, che permette alla Vezzali di superare a quota 20 ori (tra Mondiali e Olimpiadi) un mostro sacro come Edoardo Mangiarotti e alle sue giovani colleghe di crescere senza fretta, ma assorbendo subito un Dna vincente, che le proietta in prima linea senza paure o eccessive pressioni, superando a suon di stoccate le quotate francesi, coreani, russe e cinesi.Infine la rivincita più bella è avvenuta in vasca: ai Mondiali di Barcellona un segnale forte l’ha dato innanzitutto Federica Pellegrini, data un po’ troppo presto in fase calante da critica e pubblico. Invece lei è una fuoriclasse vera, che si era smarrita anche per questioni extrasportive, ma che ha dimostrato tutta la sua voglia con l’argento nei 200 sl, una gara che alla vigilia sembrava non dovesse disputare. Chi è abbonata all’argento e un po’ anche alla malasorte è invece Tanja Cagnotto, che dopo una prima seconda piazza in coppia con Francesca Dallapè, ha spaventato a morte le cinesi che solo all’ultimo tuffo sono riuscite a portarle via l’oro. Oro che invece ha premiato Martina Grimaldi in una delle più massacranti discipline, la 25 km in mare aperto. Un’estate così, per lo sport rosa, resterà memorabile, ora però si spera possano risvegliarsi anche i maschi.

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