Benzina a peso d’oro,

anche Lodi piange:

«Obbligati a pagare»

«Non ci resta che pagare». Il ritornello, gettonatissimo, passa di bocca in bocca alle pompe di benzina del capoluogo, dove gli automobilisti lodigiani fanno i conti con uno dei tanti effetti negativi del dramma libico: il record del costo del carburante, salito ieri a 1,568 euro al litro. Sullo sfondo, ma neanche tanto, della tragica guerra civile tra il dittatore Gheddafi e i suoi oppositori, il prezzo dell’oro nero vola infatti alle stelle. E in un mondo legato al consumo del petrolio già da decenni prima rispetto all’avvento della globalizzazione, le ricadute non risparmiano nessuno.

Aprono il portafogli e sospirano i clienti, e non c’è diesel che consoli. E scuotono la testa anche i benzinai, perché con il prezzo che sale, i margini di guadagno restano identici: anzi calano, o rischiano di calare, perché alla prospettiva di vedere impennare fino a 1200 euro annui in più il proprio budget per il carburante, qualcuno prima o poi potrebbe decidere di lasciarla in garage, la sua automobile. Strategia per pochi, a dire il vero. E impossibile per chi, molti, l’auto la usa per lavorare. «Io l’auto la uso per lavoro, è il mio secondo ufficio, cercherò di concentrare gli appuntamenti con i clienti, ma non è facile riuscirci - spiega ad esempio, Giovanni Marchesi, assicuratore, dopo aver speso 60 euro di diesel per la sua Audi -. Non so se dipenda dalla guerra in Libia o dalla perdita di valore dell’euro sul dollaro, ma so una cosa: che alla fine è sempre il consumatore che paga».

Davanti a lui, il gestore dell’Agip di via Cavallotti aspetta prudente di vedere «cosa succederà» e ricorda lo sconto di 5 centesimi al litro per chi, la benzina, la fa automaticamente, a pompa chiusa; mentre un’altra cliente, “pendolare” tra Vaiano Cremasco e il Lodigiano, non vede spiragli: «È sempre peggio, e noi siamo costretti a subire». All’Esso, in tangenziale, dal via-vai di auto sembra non sia cambiato nulla.

Ma in città, a San Bernardo, i titolari dell’Ip la vedono meno ottimisticamente: «Il rincaro si fa sentire, un po’ di calo di lavoro c’è ed è plausibile che qualcuno pensi di usare più i mezzi pubblici - riflette il duo Sesini-Castoldi, forte di una clientela fissa e affezionata -. Noi? Vorrei che la gente capisse che siamo altrettanto tartassati, perché i margini di utile, che sono 4 centesimi lordi al litro, non cambiano, e che dunque se facciamo meno litri guadagniamo meno. Ogni mattina chiamiamo il call center per sapere il prezzo, che è già aumentato tre volte negli ultimi giorni; ma continuiamo a credere in quello che abbiamo sempre offerto, che sono la cortesia, la qualità del servizio offerto, un controllo alle gomme e, quando possiamo, qualche piccolo omaggio». A pochi passi, una coppia spende 40 se la prende con... Berlusconi: «È tutta colpa sua che ha baciato le mani a Gheddafi! È intanto quest’auto “ciuccia”, ma la usiamo molto e siamo costretti a pagare dazio». Alla Shell di viale Milano, Pietro rifornisce la sua Vespa e lancia la sua proposta: «Usiamo meno l’auto e più la bici». Ma mentre un dipendente vacilla di fronte alla prospettiva di un nuovo balzo a 1,70 euro («Spero di no, non si lavorerebbe più»), alla Q8 di viale Dalmazia chi fa il pieno non ha alternative.«La uso per venire a lavorare, 20 euro a settimana, e facendo i turni i mezzi non li posso usare», spiega Paolo Dossena, operaio metalmeccanico, su Peugeot a benzina; «È così in tutto il mondo, non posso fare altrimenti», gli fa eco Eva Burianova, ceca d’origine, ma a Lodi da anni, che con la sua Toyota copre tutti i giorni i 76 chilometri di andata-ritorno tra il capoluogo dove vive, e Peschiera Borromeo dove lavora. E il futuro? «A me la Libia preoccupa al di là della benzina», chiosa uno dei gestori della Q8, ricordandoci che quello dell’oro nero è solo uno degli aspetti nefasti di quanto sta accadendo sulla sponda africana del Mediterraneo; forse, purtroppo, il peggio deve ancora arrivare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA