BANCO BPM Cinquanta dipendenti del Lodigiano aderiscono al maxi piano degli esuberi

Le richieste dei lavoratori che volevano lasciare sono state oltre duemila in Italia

Sono 50 gli esodati volontari del Banco Bpm nel Lodigiano. Sui 1600 lavoratori dell’Istituto che hanno aderito al piano di rinnovamento generazionale incentivato con il Fondo di Solidarietà, 10 lavorano nella rete del Lodigiano, nelle filiali del territorio, altri 40 invece nella direzione centrale, al Bipielle Center di via Polenghi a Lodi. Per il meccanismo di ricambio generazionale concordato con i sindacati è prevista l’entrata di 25 lavoratori in provincia di Lodi, 5 nelle agenzie sul territorio, 20 alla direzione centrale.

Rispetto ai 1500 esuberi incentivati previsti nell’accordo sottoscritto a dicembre e aperto a tutti coloro in grado di maturare i requisiti per la pensione entro il 2026, le domande pervenute dai dipendenti che volevano lasciare la banca sono state 2mila 277, un numero significativamente maggiore. Alla fine, i sindacati sono riusciti a strappare solo l’accoglimento di un centinaio di domande in più rispetto a quelle inizialmente preventivate. Molte le richieste non soddisfatte, anche per i lavoratori Banco Bpm del Lodigiano. «È stata una trattativa molto lunga e complessa, con alcuni momenti critici – spiega Enrico Vercellino della Fabi di Lodi -. La posizione del sindacato era per l’accoglimento di tutte le richieste, e quando è stato chiaro che la banca non avrebbe ceduto su questo, abbiamo a lungo insistito perché si potessero soddisfare almeno le richieste di chi maturerà i requisiti entro la fine del 2024. Invece l’atteggiamento dell’Istituto di Credito è stato rigido, e sono state accolte le domande per accompagnare alla pensione solo chi ne avrà i requisiti entro agosto 2024». Una posizione, quella della banca, che ha lasciato molte perplessità al tavolo sindacale. «Una volta che si era individuata la finestra dei colleghi pensionabili entro il 2026, era stato evidente da subito che le richieste sarebbero state molto maggiori – prosegue Vercellino -. Per questo non abbiamo capito l’irrigidimento della banca, anche se effettivamente le risorse messe sul piatto, come da accordo iniziale, erano sufficienti per 1500. Ci aspettavamo uno sforzo in più, che invece non è arrivato. A posteriori, l’atteggiamento dell’Istituto è sembrato essere quello di chi si sia voluto preparare già per una successiva manovra di esuberi, per studiare quanti poterne programmare nel breve periodo». Tutta la trattativa ha lasciato qualche strascico tra i lavoratori. «L’alto numero di richieste di andarsene dovrebbe spingere tutti a una riflessione sul clima che si respira all’interno dell’istituto, e ora aver creato l’aspettativa di poter accedere al prepensionamento e poi non averlo concesso di certo ha peggiorato gli umori – conclude Vercellino -. A livello sindacale ci sono diverse questioni aperte, speriamo almeno che ora si possa riprendere un confronto in un clima più sereno, e che ci siano scelte per stemperare le tensioni di questi mesi».

I lavoratori in uscita percepiranno l’80 per cento del salario. All’incirca l’80 per cento dei 1600 dipendenti se ne andrà entro l’anno (in due finestre, a giugno e dicembre), il rimanente 20 per cento nel 2021 (con le stesse finestre di giugno e dicembre). Le nuove assunzioni dovrebbero andare di pari passo.

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