Avrei sognato un Natale diverso...

Avrei sognato un Natale diverso. Un Natale in cui poter parlare di un mondo più giusto, più equo, più solidale. Un Natale in cui vedere più poveri sorridere, più anziani trovare compagnia, più rifugiati politici essere accolti. Un Natale in cui non dover dire a qualcuno “non ho una casa da darti, un lavoro da offrirti, un contributo da donarti”. Avrei voluto un Natale in cui non vedere la fila di gente che chiede un pacco alimentare, un posto alla mensa per un pasto caldo, un letto dove dormire per non rischiare di morire dal freddo. Avrei voluto un Natale di speranza per i volontari che ascoltano queste situazioni, che cercano di inventarsi come rispondere ai bisogni, che passano notti insonne a pensare come risolvere casi impossibili.Avrei voluto un Natale così, ma non lo vedrò. Sapevo che Gesù aveva promesso ai suoi discepoli che i poveri ci sarebbero sempre stati, ma non immaginavo di ritrovarmi in un paese in cui 10 milioni di persone vivono con meno di mille euro al mese in due e nel quale 5 milioni non riescono a vivere dignitosamente. Non immaginavo di dover vedere la mensa della Caritas strapiena, di non aver posti per dare a tutti un luogo caldo dove dormire, di dover distribuire coperte di lana per evitare il peggio. Non immaginavo di ritrovarmi in una città dove più di 30 persone vivono al freddo, senza una dimora, dove ogni giorno più di 80 persone cercano un posto caldo e dove ogni giorno più di una famiglia si ritrova con le valigie in mano, non per partire in vacanza, ma perché è appena stata sfrattata. Diceva don Tonino Bello, vescovo, figlio di poveri agricoltori del sud: “Non è vero che si nasce poveri, si può nascere poeti ma non poveri. Poveri si diventa, come si diventa avvocati, tecnici, preti”. Mi piacerebbe capire chi ha fatto diventare poveri così tanta gente e qualche idea l’avrei, ma non vorrei che il mio Natale diventasse rancoroso e risentito. Vorrei invece che si riempissi di quella speranza che ci spinge a lottare per gli esclusi e i gettati ai margini. Come Caritas vogliamo continuare a lottare, con umiltà e determinazione chiedendo a tutti di farlo con noi.Presto apriremo in città di Lodi un nuovo dormitorio, che chiameremo Rifugio di Emergenza San Giacomo. Presto aumenteremo i pasti che serviremo alla mensa serale, perché per quella diurna non ce la facciamo proprio più. Presto penseremo come trovare nuove case per accogliere altri profughi, come cercare più cibo da distribuire, come avere nuovi volontari per rispondere ai nuovi bisogni, come vorrei che altri con noi continuassero a lottare. Non sarebbe bello che anche nei grandi centri del Lodigiano qualcuno all’interno delle comunità cristiane e nella società civile sentisse la chiamata a farsi più prossimi di queste situazioni? Non sarebbe bello poter aprire una mensa a Casale, un dormitorio a Sant’Angelo, un housing sociale a Casale? Ecco, sono ritornato a sognare un Natale che non vedrò, ma se continueremo ad ascoltare il grido del povero e il pianto del bambino Gesù, così simili nel loro gemito, forse ci rivedremo l’anno prossimo a raccontare un Natale diverso.

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