Artigiani: «Sistema a rischio stallo»

Più di 140 milioni di euro per aiutare gli artigiani, qualche volta a realizzare i propri sogni e qualche volta a non chiudere i battenti. È la somma che Artfidi, il consorzio di garanzia che agevola le aziende nell’accesso ai finanziamenti, ha stanziato dal 2005 al 2012, soddisfacendo più di 2mila richieste arrivate dalle imprese lodigiane.

Il segretario dell’Unione artigiani Mauro Sangalli e il direttore di Artfidi Mario Bellocchio sanno bene che questo è un mondo sconosciuto a tutti coloro che non fanno parte degli “addetti ai lavori”, è per questo che sottolineano spesso come questo mondo sia riuscito a salvare ditte e posti di lavoro.

In particolare, le domande presentate in questi ultimi otto anni ammontano a 2071, per un importo complessivo pari a 143 milioni 648mila euro. La vera impennata delle richieste e dei finanziamenti previsti da Artfidi si è registrata tra il 2008 e il 2009, quando si è passati da 166 richieste per circa 11 milioni di euro di stanziamento a 350 domande per oltre 25 milioni di euro.

In media la copertura del finanziamento (che viene poi erogato danne banche) si aggira attorno al 50 per cento; a volte, soprattutto nel caso di attività gestite da giovani, può salire all’80 per cento. In passato gli artigiani richiedevano contributi per investimenti, dall’acquisto di macchinari ai nuovi progetti. Oggi pensano alla liquidità, ci sono tasse e contributi da pagare, le spese di tutti i giorni. «Si è visto qualche investimento sul fotovoltaico - dice Sangalli -, anche se poi il fenomeno si è fermato perché i contributi statali sono diminuiti, e comunque le banche hanno chiuso i rubinetti. Fino al 2007 si vedevano investimenti immobiliari, quando i capannoni si vendevano. Ora le cose sono cambiate». Al punto che, come l’associazione di categoria ha già avuto modo di sottolineare, c’è chi ipoteca la casa per salvare l’azienda di una vita.

Sangalli è convinto che si debba mettere mano al più presto al sistema dei confidi, che dal suo punto di vista rischia di bloccarsi. «Da quando è partita la crisi, c’è stato un incremento di pratiche - dice -, per molte aziende il confidi ha rappresentato la salvezza e con il suo patrimonio ha fatto da garanzia. I confidi hanno attraversato un processo di aggregazione, possono erogare finanziamenti se c’è copertura patrimoniale e in passato sia le Camere di commercio che le Province hanno destinato risorse. Con la Regione c’è già stato un incontro per sottoporre la questione all’attenzione delle istituzioni, è necessario stanziare altre risorse perché se le difficoltà continueranno i confidi non potranno permettersi di restare in stallo. Il sistema non può permettersi di saltare per aria».

Greta Boni

© RIPRODUZIONE RISERVATA