Le trattative in corso con il Parlamento e il Consiglio Ue sul prossimo bilancio pluriennale; la stesura delle «raccomandazioni» ai 27 Stati membri, da diffondere il 29 maggio, per rimettere in sesto le rispettive economie; lo studio di nuove misure per sostenere crescita e occupazione. Sono alcuni dei fronti sui quali è impegnata la Commissione europea in questa fase; ma accanto a questi impegni principali, l’azione ordinaria dell’Esecutivo Barroso comprende iniziative legislative e azioni «sul campo» per creare – negli ordinari processi politici e normativi - un’Europa a misura di cittadini, imprese, territori. Tra i pacchetti normativi che più di recente la Commissione ha trasmesso per competenza a Parlamento e Consiglio Ue, figura quello del 6 maggio, inteso ad “ammodernare semplificare, rafforzare la catena agroalimentare in Europa». Si tratta di una serie di misure per creare maggiori controlli sulla produzione e la qualità dei cibi, regole ferree per la salute animale, controlli sulla coltivazione delle piante e sulle sementi utilizzate. Al centro dell’attenzione figura in primo luogo la difesa della salute umana e dei consumatori, quindi l’organizzazione della produzione e della trasformazione di prodotti dell’agricoltura, senza trascurare le modalità con le quali viene effettuato l’allevamento animale. Per il commissario alla salute, il maltese Tonio Borg, «il pacchetto normativo risponde alla necessità di semplificare la legislazione e adottare norme più intelligenti che permettano di ridurre gli oneri amministrativi per gli operatori come pure la complessità della regolamentazione vigente». Il recente scandalo della carne di cavallo negli hamburger ha obbligato a imprimere una accelerazione del pacchetto normativo, che ora dovrà essere preso in carico dalle autorità legislative Ue, appunto Parlamento e Consiglio, con un iter ordinario che può durare almeno due anni. Borg ha spiegato: «Con oltre 48 milioni di lavoratori e un valore di circa 750 miliardi di euro l’anno l’agroalimentare rappresenta il secondo settore dell’economia Ue. In sintesi il pacchetto consente di dotarci di regole più intelligenti per alimenti più sicuri». «La libera circolazione dei lavoratori è un principio fondamentale del mercato unico dell’Ue. Considerando l’attuale grande disparità tra gli Stati membri in termini di tassi di disoccupazione, è ancora più importante aiutare coloro che desiderano lavorare in un altro Paese comunitario a farlo». László Andor, ungherese, commissario per l’occupazione, si è invece fatto carico di presentare una iniziativa pensata per «garantire una migliore applicazione della normativa dell’Unione in materia di diritti dei cittadini a lavorare in un altro Stato membro, facilitando nella pratica l’esercizio dei loro diritti». Attualmente sono 10 milioni i cittadini Ue che lavorano in un altro Paese comunitario e la Commissione ritiene che permanga «il problema della scarsa consapevolezza delle norme da parte dei datori di lavoro sia pubblici che privati, per tutelare chi lavora o vorrebbe lavorare all’estero». Ciò si può tradurre in ostacoli ai movimenti dei lavoratori se non a vere e proprie forme di discriminazione verso cittadini Ue. Si tratta ad esempio di armonizzare le diverse condizioni di assunzione, i requisiti di nazionalità per accedere ad alcuni posti, le condizioni di lavoro, l’accesso alla pensione o alla previdenza sociale. L’Esecutivo ha quindi inaugurato nei giorni scorsi il «Mese europeo del cervello»: in tale contesto sono previsti a maggio 50 appuntamenti in tutta l’Ue per illustrare i problemi legati alle malattie o ai disturbi mentali, accendendo al contempo «i riflettori sulla ricerca e l’innovazione europee in materia di neuroscienze, cognizione e settori correlati». Ugualmente la Commissione ha stanziato circa 150 milioni di euro per 20 nuovi progetti internazionali per la ricerca sul cervello, portando gli investimenti complessivi in tale settore, nel bilancio pluriennale 2007-2013, a 1,9 miliardi di euro. «Circa 165 milioni di europei svilupperanno probabilmente una qualche forma di patologia legata al cervello nel corso della loro vita», chiarisce la commissaria alla ricerca, l’irlandese Máire Geoghegan-Quinn. «Man mano che la popolazione invecchia, cresce il numero di persone colpite dal morbo di Alzheimer e da altre malattie neurodegenerative o disturbi mentali legati all’età, con un conseguente forte aumento della spesa sanitaria»; di qui l’urgenza «di trovare modi più efficaci per prevenire e curare le patologie cerebrali». Le patologie e i disturbi legati al cervello «colpiranno potenzialmente molti cittadini europei. Curare queste persone già costa ai nostri sistemi sanitari 1,5 milioni di euro al minuto, un costo che è destinato ad aumentare con l’invecchiamento della popolazione». La ricerca sul cervello può contribuire, secondo la commissaria, «ad alleviare le sofferenze di milioni di pazienti e di chi li assiste».
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