All’Altare della patria il ministro Guerini parla del Lodigiano

La pandemia e le Forze armate, lo sforzo comune per contrastare il virus

«Risiedo in uno dei territori più colpiti dalla pandemia, perché abito a Lodi, a pochi chilometri da Codogno, dove iniziò tutto. Una Provincia con 230mila abitanti che ha avuto oltre mille morti, quindi con un impatto veramente forte sulla comunità. Ho avuto modo di vedere, innanzitutto come cittadino, l’apporto che le Forze armate hanno dato allo sforzo collettivo che si stava compiendo per fronteggiare il virus, per rispondere ai bisogni più veri dei cittadini: i bisogni della salute, della sicurezza, dell’attenzione. Le Forze armate hanno portato la loro competenza, fatta di prontezza, di flessibilità, di organizzazione logistica, di disponibilità, di generosità, di dedizione. Io penso che i cittadini siano stati rassicurati dal vedere quella divisa e percepire ciò che rappresenta, perché in quella divisa c’è il giuramento prestato di fronte alla Costituzione e al servizio delle Istituzioni e dei cittadini italiani. E questo giuramento è stato onorato e viene onorato ancora nel servizio che le Forze armate stanno realizzando».

Lo ha dichiarato il ministro della Difesa, il lodigiano Lorenzo Guerini, in occasione della cerimonia di apertura delle celebrazioni del centenario della tumulazione all’Altare della patria di Roma della salma del Milite ignoto, che si concluderanno il prossimo 4 novembre.

«Se c’è qualcosa che si è rafforzato nel corso di questa emergenza - ha sottolineato Guerini - credo che sia il senso di comunità. Di cui tutti noi abbiamo bisogno. Comunità nazionale, ma anche le comunità locali che sono poi l’infrastruttura vera del nostro Paese. In questa prospettiva viviamo un centenario del Milite ignoto senza retorica, legato alle condizioni attuali e come momento di identificazione collettiva per il Paese, perché abbiamo bisogno di rimettere insieme le comunità dopo l’emergenza sanitaria da cui vogliamo uscire».

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