Aggredito dai ladri: pesante verdetto

Più di sei anni per i napoletani accusati di rapina

Il furto in un appartamento all’11 di viale Quattro Novembre era degenerato in rapina, perché il padrone di casa era rientrato all’improvviso, e per questo il tribunale ha applicato condanne esemplari a due pregiudicati napoletani accusati di essere gli autori del colpo. Tre anni di carcere e 600 euro di multa per A.D.G., oggi 42enne, e tre anni, sei mesi e 900 euro di multa per R.C., di un anno più giovane. Ovviamente si tratta di pene non sospese.

Assolta, invece, la coimputata M.D.G., 40 anni, di Torre del Greco (Napoli), sorella di uno degli imputati. La sua colpa? Aveva prestato l’auto al parente, e la polizia, con indagini non facili, era riuscita a risalire anche alla targa e al modello della vettura usata dai tre malviventi per fuggire. La donna si è sempre detta innocente, così come del resto hanno fatto i coimputati, e il tribunale non ha trovato prove della sua partecipazione al furto finito male.

Era il 3 agosto del 2004 quando A.F., oggi 41enne, era rincasato all’improvviso nel primo pomeriggio. Aveva trovato la porta di casa accostata e si era trovato di fronte tre uomini: uno aveva in mano una costosa videocamera da poco acquistata e un girocollo da 400 euro, un altro invece, estratto dalla tasca un cacciavite, aveva subito affrontato il lodigiano gridando male parole e minacce.

Colto di sorpresa, l’inquilino si era bloccato nel corridoio d’ingresso dell’appartamento e a quel punto i ladri l'avevano spinto con violenza, facendolo cadere a terra e passandogli sopra, per fortuna senza calpestarlo, per guadagnarsi la fuga con la refurtiva.

Il derubato si era però rialzato subito e, gridando nel condominio semideserto, li aveva inseguiti fino in strada, dove aveva fatto in tempo a scorgere un’auto in fuga. Immediato, a quel punto, l'allarme al “113”. Ma i sospetti erano probabilmente già riusciti a lasciare la città.

«Al processo si è arrivati grazie a riconoscimento fotografici - spiega l’avvocato Katiuscia Carini, difensore della donna assolta e di un altro degli imputati, in un procedimento che ha impegnato anche l’avvocato Marco Mascheroni -, tra l’altro c’era stato inizialmente anche uno scambio di persona, poi chiarito durante le indagini. Non è chiaro come, per un furto avvenuto a Lodi, si fosse arrivati a sospettare di napoletani. A mio parere la reazione dei ladri si era ridotta a uno spintone durante la fuga, anche se questo per l’accusa ha trasformato il fatto in “rapina impropria”».

Secondo gli inquirenti i due napoletani erano all’epoca di fatto “nomadi” in giro per l’Italia e dediti ai furti in abitazione. Durante il processo però erano tutti a piede libero, e si sono anche presentati ad alcune udienze. Probabile il ricorso in appello.

© RIPRODUZIONE RISERVATA