Affitti a Lodi, 340 famiglie senza niente

È come essere di fronte ad un gioco di prestigio. Si tratta di una vera magia: si cambia il nome da “contributo affitto” a “fondo per l’integrazione del canone di locazione ai nuclei familiari con disagio economico acuto” e, voilà, il gioco è fatto. Questa piccola operazione lessicale comporta che a Lodi, ben 340 persone e famiglie non riceveranno più il contributo regionale per l’affitto. Queste persone lo scoprono ora, venendo in Comune a fare la domanda (e provate ad immaginare con chi se la prendono!), così come il Comune di Lodi l’ha scoperto a luglio quando la Regione ha deliberato in questo senso. Per questo concordo con il grido d’allarme lanciato nei giorni scorsi sulla stampa dall’Assessora di Codogno, Rosanna Montani: “dalla Regione Lombardia ci è piombata addosso una mannaia”. I dati pubblicati sulla stampa locale in questi giorni ci parlano di un vertiginoso aumento delle procedure di sfratto: 182 quelle avviate nel solo periodo da gennaio ad agosto 2012 a Lodi città, la stragrande maggioranza per morosità a seguito di problemi legati al lavoro che non c’è. Una emergenza di carattere sociale che noi tocchiamo con mano presso i Servizi Sociali comunali. Il contributo regionale non era certo risolutivo per tutti, ma la sua consistenza e l’integrazione economica operata dal Comune di Lodi ha permesso a molte persone e famiglie di evitare di perdere la casa e ha fornito ai locatari una garanzia in più di vedersi riconosciuto il canone di affitto.Oggi siamo molto impegnati, indaffarati, indignati a discutere dei costi della politica (non che questo non sia un problema reale, anzi penso che sia venuto il momento di affrontare questa questione seriamente),ma io credo che non dobbiamo farci distrarre solo da questo, perché nel frattempo stanno passando provvedimenti importanti (in un silenzio assordante)che riguardano l’esistenza di molte persone, compresa la nostra. Mi riferisco alla necessità di prestare attenzione e sviluppare conoscenza sui provvedimenti assunti che tagliano il welfare, cioè quel sistema di protezione sociale che fino ad oggi ha garantito alla stragrande maggioranza della popolazione di avere una casa dove vivere con la propria famiglia, di accedere ai servizi educativi, scolastici, assistenziali, sanitari, di avere una pensione dignitosa.Questa distrazione non ci ha permesso di indignarci e di dire la nostra, quando il Governo ha eliminato il 93% (sì proprio il 93%!) delle risorse per il sostegno affitti o quando la Regione Lombardia l’ha tagliato, a sua volta, del 41% (siamo passati da un contributo regionale di 419.000 euro nel 2010, ad uno di 306.000 euro nel 2011, per arrivare ad un contributo per il 2012 di circa 130.000 euro). Ma possiamo farlo ora, nel momento in cui concretamente il taglio al “sostegno affitti” significa mettere in difficoltà centinaia di persone e famiglie a Lodi, un migliaio circa nel lodigiano. Senza o con poco lavoro, senza soldi per pagare l’affitto, la sorte che pende sul capo di molte persone oggi è lo sfratto. Come dicevo prima, il contributo regionale, più l’integrazione garantita dalla Amministrazione Comunale, nel corso degli ultimi anni ha funzionato come ossigeno per le famiglie con redditi bassi e come garanzia per i locatari. Oggi siamo alla farsa: al nuovo contributo regionale possono accedere solamente le famiglie che hanno un reddito ISEE di 4.000 euro all’anno. Di fatto facendo delle proiezioni sulla base dei dati storici e applicando i nuovi criteri regionali, potranno accede al contributo circa 130 famiglie (rispetto alle 487 del 2011), prioritariamente con un ISEE da 0 a 3.500 euro annui. Se avanzeranno delle risorse potranno usufruire del contributo anche coloro che hanno un reddito ISEE annuo da 3.500 a 4.000 euro. Per meglio capire chi sono i fortunati, basta dire che non lo sono coloro che hanno più di 4.000 euro di ISEE annuo: i pensionati soli con la minima, il genitore solo con due figli con un reddito mensile superiore agli 800 euro, solo per fare qualche esempio. Sono questi i nuovi ricchi per la Regione Lombardia, dentro ad un desolante panorama di povertà e difficoltà.Come Amministrazione Comunale integreremo il fondo regionale con una somma di 55.000 euro (come pure abbiamo integrato il “Fondo Sociale Aler”) con la consapevolezza che oggi sia necessario fare il possibile per aiutare le persone e le famiglie a non perdere la casa. I costi sociali degli sfratti, oltre a quelli economici, stanno diventando altissimi. La consapevolezza di poter solo arginare il problema è sotto gli occhi di tutti. La preoccupazione è tanta, soprattutto alla luce dei continui tagli ai trasferimenti agli Enti Locali. Purtroppo quello che è meno evidente oggi, ma che avrà una efferata concretezza sulla vita delle persone reali, quelle in carne ed ossa, a partire dal prossimo anno in termini di riduzioni di sistema di protezione sociale locale, sta tutto dentro ai provvedimenti recentemente approvati contestualmente dal Governo: il cosiddetto “fiscal compact” , atto che da solo produce l’effetto di una riduzione di 45 miliardi all’anno alle spese per il welfare per i prossimi 20 anni ed il “trattato costitutivo del MES” (Meccanismo Europeo di Stabilità) che impegna l’Italia a versare 15 miliardi in 5 anni per la realizzazione di un fondo europeo che faccia da paracadute per le banche. In questa condizione non solo c’è un rischio concreto per la tenuta dei servizi, ma l’impoverimento e la grave emarginazione di fette ampie di popolazione è lì tutta da vedere. È dentro a questo contesto che ci troviamo ad affrontare il problema degli sfratti. In questi giorni sono state avanzate pubblicamente proposte in merito alla gestione della “questione sfratti” che interpellano a vari livelli. Penso che per quanto mi riguarda e per gli aspetti di mia competenza, possano essere proposte da cui ripartire, insieme ad un necessario lavoro per rimettere al centro dell’agenda politica la questione del welfare, o meglio, le risposte per garantire una vita dignitosa per tutti/e.

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