«Abusate dallo psichiatra, anche l’Asl paghi i danni»

Due delle sei ex pazienti considerate parti offese, per l’ipotesi di violenza sessuale, nel procedimento a carico di uno psichiatra di 56 anni dell’Azienda ospedaliera di Lodi, hanno chiesto al gup di citare nell’udienza preliminare come responsabile civile l’Asl di Lodi, l’ente che ha delegato all’Ao il servizio di psichiatria da cui il medico, attualmente sospeso dal servizio, era incaricato. E il gup Andrea Pirola ha accolto la richiesta di citazione dell’Asl, rinviando l’udienza a metà aprile per dare il tempo ai responsabili e ai legali dell’Azienda sanitaria di studiare gli atti della richiesta di rinvio a giudizio. A formalizzare la costituzione di parte civile nei confronti del medico indagato sono state, finora, solamente tre delle sei parti offese. La difesa del medico ha sollevato numerose eccezioni preliminari in apertura di udienza e non ha escluso ulteriori eccezioni nel suo prosieguo, e non si è ancora nemmeno aperta la fase che consente l’eventuale richiesta di riti alternativi. Alla base della richiesta di citare l’Asl come responsabile per i danni che potrebbe aver causato un suo medico c’è il principio che le donne, sofferenti per lo più di depressione, si erano affidate al servizio sanitario, e non a uno specialista privato, e quindi lo psichiatra che poi era stato denunciato da alcune delle pazienti per violenza sessuale non agiva solo per conto proprio, ma erogava un servizio dell’azienda. Le accuse, partite da due denunce alla fine del 2010 e poi estese dalle indagini fino a individuare sei donne che potrebbero aver subito attenzioni non consentite dalla legge, non ipotizzano violenze fisiche quanto piuttosto rapporti consensuali avvenuti in un contesto di minorata volontà da parte delle pazienti, sottoposte a terapia con psicofarmaci piuttosto che, ritiene la pubblica accusa, soggiogate da un rapporto di “transfert” nei confronti della figura del medico. Ipotesi penalmente gravi che il professionista però fin dalle prime battute dell’inchiesta, che lo aveva portato agli arresti domiciliari, aveva sempre respinto. Solamente se il medico sarà riconosciuto colpevole, il giudice potrà valutare ed eventualmente quantificare il risarcimento che potrebbe essere dovuto, oltre che dallo psichiatra, anche dall’Asl.

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