A San Donato vivono cinque senzatetto, la Croce Rossa porta un po’ di sollievo

Ma cresce la preoccupazione dopo l’assurda e brutale aggressione di un 47enne nei giorni scorsi nel parco di via Jannozzi

Nel corso della pandemia sono aumentati i clochard che dormono agli angoli delle strade di San Donato Milanese: l’Unità di strada del comitato locale della Croce Rossa, che li incontra tutti i giovedì, chiederà loro se hanno mai subito aggressioni fisiche o verbali. Dopo infatti il terribile pestaggio, avvenuto giovedì scorso a tarda ora, in cui un 26enne brasiliano ha ridotto in fin di vita un uomo di 56 anni che si stava probabilmente preparando a trascorrere la notte nel parco tra via Jannozzi e via Sergnano, gli operatori già da questa sera sono pronti a farsi parte attiva per capire se qualcun altro di loro si è preso qualche brutto spavento. «Negli ultimi mesi i clochard a San Donato sono aumentati, attualmente sono 5 gli uomini che incontriamo nel corso del nostro consueto giro che effettuiamo con i beni di prima necessità - spiega il coordinatore dell’Unità di strada della Cri Tommaso Palvarini -: sino ad ora non abbiamo mai sentito parlare di fenomeni di violenza nei loro confronti e speriamo davvero che sia stato un caso isolato, ma indubbiamente dopo quanto accaduto porremo attenzione anche a questo fenomeno». Risale all’inizio dell’inverno la decisione della comunità pastorale di aprire la chiesa di San Donato Martire negli orari notturni a due senzatetto che pernottavano al freddo e che grazie a questa iniziativa nei mesi più rigidi hanno potuto dormire nei propri sacchi a pelo in un ambiente più confortevole. Del resto quello segnato dal Covid per chi non ha un riparo è stato un anno particolarmente difficile. A fronte delle rigide misure anti-contagio non ha nemmeno potuto aprire le porte Casa Zaccheo, presso la parrocchia di San Donato, che per anni nelle notti invernali ha sempre accolto 10 clochard.

Pertanto la maggior parte di loro non ha avuto alternative. «Qualcuno ha sempre vissuto a San Donato - spiega l’operatore -, mentre altri arrivano da Milano e dal circondario: solitamente cenano alla mensa della Caritas e comunque quando li incontriamo diamo loro delle scatolette di tonno e altre derrate da consumare a pranzo. A volte - prosegue - chiedono della biancheria pulita, che cerchiamo sempre di procurare. Uno di loro ci ha domandato se potevamo trovargli una tenda - racconta -: abbiamo fatto tutto il possibile per accontentarlo, ma purtroppo poco tempo dopo gliel’hanno rubata, c’è rimasto malissimo». Il bruttissimo episodio di giovedì scorso ha scosso gli operatori che sono abituati a presentarsi puntuali nei luoghi dove sanno che i clochard li aspettano. «Avevamo appena finito il turno - conclude Palvarini -: è stata una notizia terribile, che ha ferito tutti noi, in quanto in generale i clochard che conosciamo sono persone molto povere, provate da una vita in cui qualcosa è andato storto, costrette quindi a vivere di espedienti in stato di grande disagio, ma non sono assolutamente dedite al disturbo o alla provocazione».

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