A proposito del bilancio del Comune

Alcune riflessioni, a caldo e in ordine sparso, per capire cosa sta dietro il bilancio di previsione 2013 del Comune di Lodi (e cosa ci aspetterà nei prossimi anni).I principali numeri del bilancio di previsione 2013: 3.700.000 euro di trasferimenti statali in meno; 2.500.000 euro di gettito fiscale in più (Imu, aumento aliquote addizionale Irpef); 1.200.000 euro di risparmi sui costi di gestione dell’ente (tra cui tagli alle risorse umane, agli stipendi, alle spese vive, a minori risorse per sport, cultura, giovani e pari opportunità); 25.000.000 di euro di alienazioni di immobili (tra cui il Palazzo della Prefettura, il Calicantus, i locali tra Piazza Broletto e Piazza Mercato, 25 appartamenti in via Bay). Ricapitoliamo.Siamo entrati in Europa nel 1996, il Presidente del Consiglio era Romano Prodi e la coalizione di governo che lo sosteneva era di centro-sinistra; il Parlamento italiano ha approvato il Fiscal Compact e il Two Pack – misure comunitarie che in qualche modo vincolano l’Italia all’abbattimento del debito pubblico e a una radicale revisione della spesa a tutti i livelli istituzionali – nel 2012 e nel 2013, sotto il Governo Monti, della cui maggioranza faceva parte il Partito Democratico; abbiamo attualmente in carica il Governo Letta, membro autorevole del PD e una maggioranza parlamentare che lo sostiene il cui principale “azionista” (per numero di parlamentari e ministri) è ancora una volta il PD. Tutto questo per dire che l’“atteggiamento irresponsabile del governo centrale” di cui parla il Sindaco di Lodi Simone Uggetti, additandolo a causa dell’aumento della pressione tributaria (che arriva a coprire il 41% delle entrate complessive e il 67% della copertura dei mancati trasferimenti Statali), dipende in larga misura dalle politiche adottate da membri del medesimo partito in cui Uggetti milita e che lo sostiene in Consiglio Comunale. Per quel partito e per quelle politiche – assolutamente coerenti e lineari nel corso del tempo: trasferire sovranità dallo stato centrale all’UE; aumentare le pressione fiscale per permettere il raggiungimento di tale obiettivo – Uggetti ha votato e chiesto il voto. Ci sta che oggi che è Sindaco e che queste politiche gli si rivoltano contro possa a sua volta rivolgersi contro di esse. Tuttavia, ci sta anche che qualcuno possa chiedergli perché allora abbia votato e fatto votare PD; o cosa ci stia a fare in un partito che è l’architrave, da oltre vent’anni, di quello che lui definisce un “atteggiamento irresponsabile”; o ancora, a cosa servono i partiti e che senso abbiano, se al mutare del livello istituzionale di cui fanno parte i suoi membri, muta così radicalmente la loro opinione sulle politiche da adottare per rilanciare (o far sopravvivere) questo Paese. A PROPOSITODI FINANZA CREATIVAStando alla cronaca de “Il Cittadino”, martedì sera, durante l’assemblea del PD di presentazione del bilancio di previsione, il Sindaco di Lodi ha detto che “chi parla di finanza creativa dice emerite fesserie”. Oddio, il giornalista si premura di informare che il termine usato non è stato esattamente “fesserie”. Sorvolo sull’opportunità che il rappresentante di tutta la cittadinanza – per difendere l’operato del suo predecessore e delle Giunta di cui ha fatto parte - possa definirne buona parte, indipendentemente dal colore politico, come “persone che dicono fesserie”. Ciò che mi interessa è la sostanza, non la forma. Da questa definizione – persona che dice fesserie – mi sento infatti chiamato in causa, in quanto penso e ho più volte affermato (anche se forse non ho usato proprio quel termine) che il piano di alienazioni del Comune di Lodi fosse di fatto “finanza creativa”. L’elemento creativo – depurato da ogni giudizio di merito – non stava nelle alienazioni in sé, di fatto richieste dal Governo centrale per i motivi di cui sopra, quanto nella cessione di tali immobili a un ente, l’Astem, di proprietà dello stesso Comune di Lodi, il cui bilancio è stato pesantemente colpito da tale pratica. Pratica questa, adottata da decine (centinaia?) di Comuni, suggerita da Anci, tollerata dallo Stato, tutto quel che volete. Tuttavia, essa rappresenta una deviazione sostanziale (obbligatoria, necessaria) dal dettame da cui essa traeva origine pur rimanendone formalmente nell’alveo. Quindi, in ultima istanza, creativa. Mia nonna, fosse viva, userebbe un altro termine: direbbe furbetta. Dunque: dov’è la fesseria?Per redigere un bilancio – o meglio: per amministrare qualunque patrimonio – occorre la prudenza del “buon padre di famiglia”. Questo dicono i principi contabili e il buon senso. Domanda: se io comprassi a rate un auto nuova e una nuova televisione in un momento di difficoltà, sperando, un domani, di guadagnare di più (o di pagare meno tasse) mi comporterei da buon padre di famiglia? La risposta spero sia scontata. Torniamo a Lodi. Quest’anno, la Giunta Uggetti ha aumentato notevolmente le tasse e tagliato altrettanto drasticamente le spese di gestione dell’ente. Nessuna di queste due cose – di certo non le migliori per incrementare la popolarità del Sindaco e della Giunta – è stata fatta tra il 2008 e il 2012. Per dire: tra il 2010 e il 2012 la spesa per il personale è rimasta sostanzialmente invariata, mentre la spesa corrente, che era scesa del 2,1% all’anno negli ultimi tre anni, subirà nel solo 2013 un taglio di quasi 5 punti percentuali. Altre domande: perché tutto questo proprio nell’anno più duro per imprese e famiglie? Perché non è stato fatto prima? Perché tra il 2008 e il 2012 – prendo a esame solo gli anni di crisi - sono stati posti in essere investimenti costosi in strutture - un esempio su tutti: la nuova Biblioteca - la cui gestione ordinaria è oggi a rischio? Perché, tanto per fare un esempio, costruire un bar come quello del Passeggio con un costo di 6000 Euro al metro quadro, per poi venderlo dopo pochi anni in quanto “non strategico”? Perché ripetere l’errore con il bar del Paesaggio lungo l’Adda? Al clima di crisi ed austerità si poteva rispondere con investimenti diversi, se non nella sostanza perlomeno nella forma e nei costi. Davvero si pensava che dal 2013 i lacci del Patto sarebbero stati allentati? Davvero la situazione attuale era imponderabile? INSIEME SI PUO’Ricordate? Era lo slogan della campagna elettorale della coalizione che ha vinto le elezioni. Le ha vinte promettendo partecipazione, ascolto, dialogo. Promettendo la valorizzazione delle risorse culturali della città, la biblioteca aperta anche di sera, la parziale esenzione dell’IMU (ancora non c’era la Tares, né la Service Tax) alle attività produttive, la qualificazione e il sostegno allo sport di base e al protagonismo giovanile. Nei documenti che circolano oggi, invece, si parla di riduzione delle spese di custodia delle collezioni museali e del patrimonio librario, della riduzione degli stanziamenti per iniziative in materia di pari opportunità, giovani, sport, della riduzione dello stanziamento per i programmi del Teatro alle Vigne. Tutto sicuramente legittimo, in una situazione come quella che stiamo vivendo. Solo, magari, bastava dirlo prima, evitando di illudere qualcuno. Il tempo era quel che era, d’accordo, ma assumendo la consapevolezza di essere chiamati a gestire Lodi in una fase di crisi nera - una fase in cui per far cassa si vendono perfino i cessi pubblici di Piazza Mercato, tanto per essere chiari - si sarebbero potute usare la campagna elettorale e i successivi quattro mesi per iniziare a ragionare di nuove forme di gestione e di partecipazione delle tante cose pubbliche culturali, sportive, ricreative presenti in città. Insieme si poteva, insomma. E invece da soli si decide. LA SINTESI, IN QUATTRO RIGHEDetto in tutta onestà: non mi aspettavo niente di diverso, da questo bilancio di previsione. Molti dei sacrifici che chiede alla città sono scelte necessarie e obbligate. Quel che auspicavo – senza troppe speranze, a dire il vero - era una rilettura (auto)critica di alcune scelte del recente passato, di cui questo bilancio è figlio. Certo: il governo è irresponsabile, l’Europa austera, la finanza brutta, il mondo cattivo e la sfera di cristallo non ce l’ha nessuno. Forse, però, non tutte le critiche erano fesserie. Forse la realtà non era così bella come ce la dipingevano.

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