A Codogno la Metalferro entra all’ex Dolcini e annuncia le prime assunzioni

A regime l’azienda che ha vinto l’appalto per la rigenerazione delle rotaie darà lavoro a una trentina di persone senza il tramite delle cooperative

«Nel giro di 40-50 giorni faremo la prima assunzione». A dirlo è Caruso Sossio, consulente dell’azienda Metalferro di Teramo che avendo vinto l’appalto di Rfi per la rigenerazione delle vecchie rotaie dei treni, ha acquistato all’asta l’ex stabilimento Dolcini, poi Cpsd, in via Leonardo da Vinci di fronte all’ex Famila a Codogno, ed è pronta ad avviare l’attività. A regime darà lavoro a una trentina di persone. E l’impegno che il Cavaliere Pasquale Di Giacinto (patron e amministratore unico di Metalferro) ha assunto personalmente con il sindaco Francesco Passerini, è di procedere ad assunzioni dirette senza il tramite delle cooperative. Un miraggio in questi tempi di “super-cooperativismo”, sinonimo quasi sempre di sfruttamento e zero tutele per i lavoratori. «In base al contratto con Rfi ritiriamo le rotaie dei treni a 4-5 metri, le riduciamo e le portiamo in acciaieria da Arvedi per fare le rotaie nuove – spiega Caruso Sossio, commercialista e consulente di Metalferro -. Le rotaie dei treni dismesse sono classificate tra i rifiuti di ferro e per lavorarle serve l’autorizzazione della Provincia, per cui siamo in attesa di riceverla per poi inviarla alla Camera di Commercio, che tempo 15-20 giorni ci darà il via libera ad aprire l’unità locale di Codogno. Quindi notificheremo il tutto a Rfi che ci abiliterà ad avviare la lavorazione». Gli operai assunti inizialmente saranno una decina, ma a pieno regime l’azienda conta ad occuparne il triplo. «Gli operai dovranno fare una selezione manuale delle rotaie, che quando arrivano sono sporche, prima di essere ridotte e portate in acciaieria – prosegue Sossio -. È un lavoro abbastanza pesante, rivolto prettamente agli uomini, ma non serve una qualifica particolare». Per iniziare i turni saranno “normali” di otto ore al giorno. Poi si vedrà. «Dipende tutto dai volumi di Rfi, più materiale ci darà e più serviranno persone per fare la selezione – conclude il dirigente -. Abbiamo già fatto qualche colloquio e ci siamo impegnati ad assumere sul posto, come ci ha raccomandato il sindaco Francesco Passerini». Nel pieno della pandemia, Metalferro donò dei respiratori all’Asst di Lodi che furono destinati a Codogno. Non per volontà dell’azienda. Per caso. O destino. Quello che ha portato la società abruzzese ad agguantare all’asta fallimentare la Cpsd e ad aprire la succursale al Nord proprio qui.

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