Chiang, l’uomo che ha scritto il nostro presente

Il nostro presente l’ha scritto Ted Chiang. È lui che ha decifrato l’ambiguità della tensione prometeica alla comprensione, declinandola secondo una matrice nuova: le conseguenze dei sentimenti. In questo senso: l’essere umano cresce, interpreta, esplora, decifra, trasforma e subisce il mondo circostante. Chiang racconta le nostre vite come potrebbero essere, a cavallo di questi processi. Quasi sempre svela il nostro futuro individuale. Occasionalmente, reinventa l’intero orizzonte, persino quello narrativo e cinematografico, ma di questo parleremo più avanti. È il momento, infatti, di dire che affrontiamo una concezione introspettiva della fantascienza, cosa che l’autore ci spiega a partire da una citazione di William Gibson: «Il futuro è già qui: solo che non è ancora distribuito in modo uniforme».Maestro nel cogliere le implicazioni di questa disomogeneità, in quasi trent’anni Chiang ha scritto solo un pugno di racconti, quasi tutti premiati. In un caso anzi, per capire di chi parliamo, ha ritirato un suo testo dai finalisti del premio Hugo perché non ne era soddisfatto. Otto di questi racconti - 15 in tutto, solo uno non tradotto in italiano - sono riuniti nella raccolta Storie della tua vita del 2002, riedita da Frassinelli all’inizio di quest’anno in occasione dell’uscita del film di Denis Villeneuve Arrival, tratto da Story of Your Life. Partiamo, però, da un altro testo, che non è nel libro. Il ciclo di vita degli oggetti software è, per struttura, qualcosa più di un racconto. Intanto, raggiunge le 100 pagine, e poi affronta una declinazione del presente: un’azienda crea “digienti” in forma di animali antropomorfi da allevare come bambini in mondi di realtà virtuale. Un personaggio, Ana, lì addestra come se fossero animali veri, ai fini della loro educazione; un altro, Derek, lì programma a partire dalla scrittura del genoma (Ted Chiang è, per mestiere, uno scrittore di software). Questo lo spunto, in cui cadono temi sconfinati: modelli di apprendimento, crescita, social network, elementi linguistici e costruzione dei sentimenti. Torniamo alle implicazioni, vero motore di questa letteratura: le conseguenze degli scenari descritti non vengono mai spiegate, le informazioni colpiscono il nostro cervello attivandolo: capiamo, ovviamente, che dietro c’è qualcosa di più e si spalancano scenari evolutivi futuri così pregnanti da influenzare la lettura del presente. Quanto è esistenzialmente complesso e narrativamente semplice mettersi davanti allo specchio della scrittura di Ted Chiang? Lo si capisce prendendo in mano Storie della tua vita, perché buona parte della fantascienza contemporanea è intimamente segnata da questi otto racconti che vanno dalle 2 alle 50 pagine (un consiglio, non sottovalutate le 2). La chiave è una concezione del genere basata sul confronto tra scienza ed esistenza, sul linguaggio, l’evoluzione, il funzionamento di mente e corpo, la fine dell’umanità collegata a un nuovo inizio. C’è una circolarità in questo rigoroso quadro esistenziale che non ritroviamo solo nel film di Villeneuve, ma si estende all’intero castello di strutture. La scrittura appare di conseguenza fredda, asettica anzi, mentre il calore cresce appunto in quelle conseguenze emotive che il lettore trova dentro di sé.In chiusura, due parole sul racconto Storia della tua vita alla base della sceneggiatura di Arrival, per lasciare il più fitto mistero sulle altre sette parti del libro. Chiang lo descrive così: «Ho utilizzato i principi variazionali della fisica per scrivere un racconto sulla reazione di una persona all’inevitabile». Ecco, l’ha fatto aggiungendoci l’arrivo sulla Terra di enormi astronavi, il principio di Fermat, delle creature “eptapodi”, la decifrazione di un linguaggio e la percezione interiore - dovremmo dire familiare - di passato e futuro. Tutto qui.Anzi, serve Vonnegut: «Siate pazienti. il vostro futuro verrà da voi e si metterà vicino ai vostri piedi come un cane che vi conosce e vi ama. Qualsiasi cosa voi siate».

Ted ChiangStorie della tua vitaFrassinelli Editore, Milano 2016, pp. 324, 18.50 euro

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