Fedi dimenticate nelle terre di Maometto

Diplomatico britannico in Medio Oriente, laureato a Oxford e perfettamente a suo agio con l’arabo e il persiano, Gerard Russell, per scrivere questo straordinario libro, conduce ricerche in ben otto Paesi, tracciando un quadro di notevole interesse storico ma anche di preziosa attualità politica delle religioni antichissime e ormai minoritarie che sopravvivono in terre a larga maggioranza islamica, devastate da guerre e rivalità fratricide. Addentrandosi nel labirinto di culti ancestrali e figure leggendarie, Russell, da viaggiatore temerario, attraversa zone infiammate, valica confini pericolosi, stretto su auto e corriere sgangherate, facendo amicizia con uomini che lo aiutano nelle indagini e spesso finiscono per costituire lo spunto dei suoi reportage. Sono testi, questi raccolti nel volume adelphiano, egregiamente prefato da Rory Steward, in bilico tra diario di viaggio e prospezioni saggistiche, che ci fanno conoscere le reali condizioni di molti tra i luoghi più “caldi” del pianeta, da cui ogni giorno giungono notizie drammatiche su uno sfondo approssimativamente intuito che qui invece ci diventa più familiare. Iniziando dall’Iraq, dove fino al 2003 viveva la maggior parte dei 100mila mandei sopravvissuti, i cui amuleti erano cari a Saddam Hussein e che dopo le recenti persecuzioni e conversioni forzate si sono ulteriormente ridotti, rintanati nell’area paludosa del sud, verso l’estuario del Tigri, ai confini con l’Iran; un piccolo popolo la cui religione venne scambiata dai missionari europei del sedicesimo secolo per una delle tante sette cristiane, che in realtà ha libri sacri ben distinti dalla Bibbia e dal Corano, rifiuta Gesù, ripudia Abramo e venera Giovanni Battista, battezza così come alle origini nell’acqua dei fiumi, coltiva rigorosamente quello che mangia e si ispira alle stelle in modo simile agli antichi babilonesi. È quindi la volta degli yazidi, stanziati nell’Iraq settentrionale e in alcune zone della Siria, che parlano il kurmanji, la lingua dei curdi, cui spesso vengono erroneamente assimilati, e praticano una religione esoterica, esteriormente simile all’islam, credono nella reincarnazione, sacrificano tori, venerano un angelo che assume la sembianze di pavone e hanno un’eccentrica serie di tabù quotidiani. Si tratta di un popolo che conserva la memoria di 72 persecuzioni e la cui città santa è Lalish, nella zona un po’ più sicura, per un occidentale, del Kurdistan, anche se non lontana da Mosul, l’antica capitale assira che portava il nome di Ninive, dove attualmente si combattono gli estremisti dell’Isis. Gli ultimi zoroastriani, i cui sacerdoti vengono chiamati dagli arabi majus, ovvero magi, officianti di una religione giunta dall’Asia centrale e fondata verso il 1000 a.C. dal profeta Zarathustra, rappresentavano un tempo la quasi totalità della popolazione iraniana, e sono ancora rintracciabili - appena qualche centinaio di famiglie - in alcune zone di questo Paese e dell’India, dove sono conosciuti come parsi. Regni dimenticati prospera di informazioni e dissertazioni, e ci immette, lungo la sua eclettica rotta, anche in rapide disquisizioni attorno ai temi più alti del bene e del male, del libero arbitrio, della natura e delle forme dell’aldilà. In un Libano dove cinque milioni di abitanti sono divisi tra diciotto sètte e religioni riconosciute ci avviciniamo all’affascinante tradizione dei drusi, i moderni successori dei seguaci di Pitagora, che nei loro culti segreti mantengono viva l’essenza di un islam che non ha perso il contatto con l’universo platonico e il genio ellenico. Le pagine di Russell ci guidano ancora tra i samaritani della Cisgiordania, che fanno spesso da ponte diplomatico tra israeliani e palestinesi, rispettati da entrambi, tra i copti egiziani e i politeisti kalasha - appena quattromila - del Chitral, lungo i pendii e le vallate meridionali dell’Hindu Kush, l’impervia catena montuosa che divide Pakistan e Afghanistan, dove ad Alessandro Magno sembrò di intuire i confini del mondo.

Gerard Russell Regni DimenticatiAdelphi editore, Milano 2016, pp. 385, 25 euro

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