Quello della plastica bruciata (dopo il lezzo di escrementi di maiale che si diffonde dalle 22 in poi, quando si può tranquillamente scaricare nei fossi) è l’odore che meglio descrive, a chi la attraversa da Nord a Sud o da Est a Ovest, quest’Italia piatta, cementificata e abbruttita. Giovanni Battista Menzani, architetto e scrittore piacentino, da quest’imbarbarimento ci ha tirato fuori 13 racconti altrettanto stranianti, cupi e grotteschi.C’è il ragazzo che lavora come comparsa (fa il mulo per i clienti...)in un outlet, c’è l’insegnante precaria in coda dall’alba per una supplenza, c’è la badante straniera cacciata dopo la morte del vecchio, c’è l’eterno candidato al Grande Fratello che si gioca la sua unica possibilità (una sceneggiata in un talk show del pomeriggio)... Benvenuti nella vera “grande bellezza” italiana, signori: non quella grandiosa e decadente della Città eterna alla luce dell’alba che tanto piace ai “mericani” bensì quella che tutti i giorni, al di là dei finestrini, ci ricorda con la sua puzza di plastica incenerita che abbiamo fatto un cumulo di tutte le nostre speranze e ci abbiamo dato fuoco.
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Giovanni Battista Menzani, L’odore della plastica bruciata, LiberAria, Bari 2013, pp. 164, 12 ero
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