L’impresa rosa della cascina Bianca

Quando Vittore De Giorgi, all’alba del 1934, sentì che le forze gli venivano meno, comprese benissimo che la sua ora era giunta. Nato nel 1860, a 74 anni, considerava il bilancio della sua vita più che in attivo: poteva ben dirsi fiero di quello che aveva costruito e dell’amore della sua famiglia. Accettava la fine con cristiana rassegnazione. Quel giorno, allorché presentì di essere al capolinea, raccogliendo tutte le sue forze residue, e fingendo di essere in ripresa, chiese ai parenti di portargli il nipotino sul lettone: per quel pargoletto, lui impazziva letteralmente. Il bambino gli fece festa e nonno Vittore gli sorrise. Quindi si addormentò pacificato. I parenti compresero quel che stava accadendo e portarono immediatamente via il piccoletto. L’aneddoto me lo racconta proprio quel nipote: il signor Vittorino, proprietario della cascina Bianca di San Zenone al Lambro, agricoltore in pensione (ma in agricoltura non ci si ritira mai per davvero!), capostipite della famiglia De Giorgi, di cui l’impresa famigliare è oggi assolutamente tinta di rosa, visto che alla guida vi sono le sue figlie, le sorelle Ivana e Carla. Adesso che ha un’età ancora maggiore di quella che ebbe il suo nonno, il signor Vittorino ricorda con parole commosse il proprio avo: il quale, quando con la carrozza accompagnava all’asilo il nipote, invece che condurlo direttamente alla scuola materna, gli faceva fare un giro lunghissimo, attraverso i campi, insegnandogli tutte le varietà delle piante, per poi rendersi conto che, diamine, s’era fatto talmente tardi che quel giorno tanto valeva bigiare, e se lo riportava in cascina.

NEL PODERE GRANDEAgli inizi del secolo scorso, la famiglia De Giorgi conduceva un’azienda agricola a Rodano. Il vecchio Vittore aveva avuto dalla consorte cinque figli maschi: Giovanni, Felice, Luigi, e tutt’e tra fecero gli agricoltori, quindi Ambrogio, disperso al fronte della Prima guerra mondiale, e infine Achille, che dal conflitto era riuscito a tornare ma la malaria se lo portò via nel giro di poche settimane dal rientro. Nel 1920 il giovanissimo Felice De Giorgi arrivò in avanscoperta a San Zenone al Lambro, affittuario della nobile famiglia Caccia Dominoni di Milano. In paese stabilì la propria residenza nonchè le scuderie per i cavalli e i buoi, mentre le bovine furono condotte nella grande stalla della cascina Bianca, allora conosciuta come Podere Grande. Poco tempo dopo fu raggiunto dai fratelli Giovanni e Luigi. I tre rimasero insieme sino al 1939, quando Giovanni si ritirò dagli affari, andando a vivere a Milano, mentre Luigi si fermò sino alla sua morte.Felice De Giorgi, nato nel 1901, era un agricoltore buono come il pane. Aveva una chioma bianchissima che gli donava un aspetto di beltà, elegante nei modi e nell’abbigliamento, detestava le volgarità, amava profondamente la propria famiglia, e non mancava mai, cascasse il mondo, ai precetti domenicali e festivi. Egli aveva sposato Giovanna Locatelli, i cui genitori conducevano autonomamente, proprio al Podere Grande, un caseificio. Felice era stato dunque fortunatissimo due volte: ad inserirsi bene a San Zenone al Lambro, e a trovarvi l’amore. La signora Giovanna appariva come una donna di polso, sicuramente determinata. A metà degli anni Quaranta l’azienda agricola dei De Giorgi era una realtà all’avanguardia. Vi erano 118 vacche in mungitura, più due tori per la monta; 98, le manzette; 2 i buoi da tiro e 17 i cavalli, non solo da lavoro, perché in rimessa vi erano una carrozza Landau, una Vittoria e un biroccio. In più, c’era un consistente allevamento di maiali, portati all’ingrasso. Erano i tempi in cui alla cacina Bianca lavoravano trenta uomini e sei donne.

FELICE E VITTORINOFelice e Giovanna ebbero tre figli: il nostro Vittorino, testimone di questa storia, nato nel 1930 e due figlie femmine, Cecilia, la primogenita, e Franca; entrambe hanno sposato, neanche a dirlo, due agricoltori. Il signor Vittorino percorse le orme degli avi. In realtà, egli era stato mandato in convitto al Collegio Vescovile di Lodi: ma finita la prima classe dell’Istituto Geometri, il padre lo aveva voluto con sé in cascina, perché in quel periodo, sotto ai bombardamenti tedeschi, c’era molta preoccupazione che Lodi potesse essere messa sotto tiro. Ma quando il genitore si accorse che quel ragazzino era di indole forte, pensò che fosse un delitto sottrarre due braccia robuste all’agricoltura e gli proibì di tornare sui banchi di scuola. Intanto i tedeschi si erano presentati in cascina e avevano chiesto di vedere i cavalli: scelsero i migliori, con l’ordine che l’indomani avrebbero dovuto essere consegnati in viale IV Novembre, a Lodi. Il signor Vittorino ricorda nitidamente quella situazione: furono sottratti Soltano e Richetta, che erano cavalli da tiro, e Cisella utilizzata per il traino del biroccio. L’indomani sul Passeggio c’erano oltre cinquecento cavalli, bellissimi, tutti requisiti agli agricoltori del territorio.Nel frattempo l’azienda agricola, anche sotto la gestione del signor Vittorino, mantenne l’indirizzo zootecnico, e continuò a crescere nel numero dei capi. Il latte fu lavorato in azienda sino al 1962 poi venne conferito alla ditta Galbani; successivamente, e tutt’oggi è così, fu dato al caseificio “Angelo Baruffaldi” di Novara per la produzione del Gorgonzola.

UN MATRIMONIO “INUSUALE“Il 5 febbraio 1958 il signor Vittorino sposò Jose Mazzoleni, originaria della Val Taleggio; i due s’erano conosciuti perché lei aveva un’amica a Villavesco e scendeva a trovarla; l’occasione fu durante una serata danzante alla sagra di Tavazzano. L’unione fece scalpore perché, così come accadeva in quasi tutte le famiglie agricole, anche in casa De Giorgi era consuetudine che ci si sposasse tra rampolli appartenenti a lignaggi d’agricoltori. Invece la signora Jose era figlia di albergatori. L’impatto con la realtà di San Zenone al Lambro la scosse parecchio: ma non erano i ritmi agricoli a confonderla. Ciò che l’avviliva era la nebbia. Però la signora Jose è stata fondamentale nella gestione dell’azienda agricola: ha sempre saputo tenere con senso della lungimiranza la contabilità, e si è sempre proposta al marito per confronti utili a suggerire le migliori soluzioni. Nel 1978 i coniugi De Giorgi acquistarono la cascina Bianca. Intanto, dal matrimonio erano nate tre figlie femmine: Marisa, insegnante, Ivana e Carla. Le ultime due hanno scelto di proseguire l’impegno agricolo, prima affiancandosi e poi, dal 2001, subentrando definitivamente ai genitori. L’approdo alla realtà agricola è stato forse casuale, oppure era un destino, che inizialmente pareva avere intrapreso, per finta, un altro percorso.

SORELLE IN AZIENDACarla è stata la prima a scegliere; anche lei sembrava indirizzata verso la docenza, ma già da bambina aveva imparato a guidare il trattore, e sentiva dentro se stessa quella particolare indole all’impegno agricolo, come una vocazione. Così, essendo stata educata all’antica, con certi valori, scrisse una lettera ai suoi genitori, chiedendo il permesso di divenire imprenditrice agricola. Carla ha sposato Massimo, da cui ha avuto due figli: Giovanni, oggi diciannovenne, ed Alberto, quindicenne; entrambi, momentaneamente al bisogno, aiutano in cascina, poi... si vedrà! Anche Ivana, donna molto versatile, ha scelto di impegnarsi in agricoltura; in realtà, lei prima era disegnatrice in uno studio di architettura di Milano; avendo talento artistico, alcune sue opere sono state anche esposte, poteva ingegnarsi in molti ruoli. Ma la dimensione bucolica era come un sottofondo, e alla fine ha scelto di entrare nell’azienda di famiglia. Oggi Carla e Ivana hanno ruoli di assoluta interscambiabilità, sia per il lavoro sui campi che per cura della stalla e degli allevamenti. Entrambe, sul lavoro, esprimono valori solidi, sentimenti granitici. Ivana dai genitori ha imparato l’umiltà di sapere affrontare ogni nuovo evento, ad essere duttile, senza mai fare degli interessi questioni di principio. Carla ne ha appreso invece la capacità del sacrificio e, soprattutto da mamma Jose, la profondità di pensare a fondo sulle cose, di essere moderata, senza mai strafare. Nel mondo agricolo le presenze femminili aumentano, ma i pregiudizi di una realtà che resta fondamentalmente maschile sono duri a venire meno. Ma Carla e Ivana De Giorgi proseguono fiere la strada maestra. Per loro fortuna. E per quella di un mondo agricolo che, oggi più che mai, ha bisogno di ritrovare fiducia e coraggio.

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