La riconoscenza per tutti i volontari della parrocchia

La morte di don Ernesto Zanelotti

“Pastore laborioso, seppe coltivare lo spirito di iniziativa dei suoi parrocchiani tanto che, praticamente, quasi ogni famiglia fombiese aveva almeno un volontario tra i suoi componenti”. Questo andrebbe scritto sulla lapide di don Ernesto Zanelotti deceduto la notte tra il 23 e il 24 novembre u.s. a Sant’Angelo Lodigiano nella struttura della Fondazione Madre Cabrini e questo lui vorrebbe fosse scritto. Solo due mesi fa, il 24 settembre u.s., quando siamo andati in tanti a trovarlo a Sant’Angelo era tutto felice che i suoi fombiesi fossero andati da lui per “rifesteggiare” il suo sessantesimo di sacerdozio e si era meravigliato per aver trovato sull’immaginetta ricordo una frase che lui aveva scritto quando non era ancora sacerdote. Nelle sue parole di ringraziamento per i piccoli doni ricevuti ha espresso la sua riconoscenza per tutta una popolazione che faceva a gara a chi “lavorava” di più per la parrocchia.

Mi sembra di risentirlo quando affermava:” Avevo dei volontari così assidui che avrei potuto metterli a libro paga della parrocchia di Fombio” Oppure:” Non facevo a tempo ad acquistare una statua per la chiesa che subito, la sera stessa, qualcuno bussava alla mia porta e, al buio, di nascosto, lasciava la sua offerta per la scultura che andava ad arricchire il patrimonio parrocchiale”. Don Ernesto amava Fombio al punto tale che disse di no a Ferruccio Pallavera che insisteva per perorare la sua venuta a Cavenago d’Adda in qualità di parroco. Ora, don Ernesto è andato a raggiungere i tanti volontari che l’hanno preceduto sulla strada del Paradiso. Giunto alla porta celeste avrà, certamente incontrato San Pietro e al principe degli apostoli ha chiesto di poter stare coi suoi fombiesi e così li ha potuti riabbracciare e, ad ognuno ha di nuovo rivolto un ringraziamento perché hanno fatto tanto bella la casa del Signore giù a Fombio.

Con tutti loro ha guardato e sta ancora vedendo anche ora i suoi diletti fombiesi che lo piangono, la sua schola cantorum che lo ha sempre deliziato con canti appropriati, i suoi amati chierichetti che se non ne aveva almeno dieci sull’altare non era contento, le donne delle pulizie, i lettori e i catechisti, i redattori del giornalino, gli inservienti al bar dell’oratorio, le suore che l’aiutavano nella pastorale spicciola di tutti i giorni, il gruppo teatrale e gruppo cuochi, le Ladyes di Ferro, tutti i lavoratori muratori, pittori, meccanici, elettricisti e semplici “fac totum” che quotidianamente servivano la parrocchia col loro saper fare, insomma tutto il suo mondo e per loro, don Ernesto, comincia a far riservare da San Pietro un posticino in paradiso. Ma dopo aver guardato i fombiesi giù in terra, siamo sicuri che don Ernesto si è già rivolto ai fombiesi che lo circondano nel regno eterno e a loro, col suo fare un po’ brusco e un po’ timido, ha subito detto:” Dai, diamoci da fare, anche qui in Paradiso c’è sempre qualcosa da sistemare”.

Caro don Ernesto, non potremo scordarti mai e, per favore, quando toccherà anche a noi affrontare il grande passo, fatti trovare vicino a San Pietro, distrailo un pochino, digli che sono tanti i nostri peccati, ma grande era la volontà di fare qualcosa per la parrocchia di Fombio: Siamo sicuri che San Pietro ti sorriderà e ad ognuno di noi dirà: “Passa pure, vai avanti, ti spetta un posto tra i Volontari di don Ernesto in Paradiso”.

Erminio Pettinari

Fombio

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