Nel libro di Forte la follia di Nerone

Lo scrittore lodigiano torna con “Roma in fiamme”

Un atteso ritorno quello di Franco Forte sugli scaffali delle nostre librerie. Il prolifico scrittore originario di San Donato Milanese e residente a Casaletto Lodigiano, tra i più apprezzati autori di romanzi storici della nostra penisola, apprezzatissimo creatore di best sellers (come non ricordare La compagnia della morte, Operazione Copernico, Il figlio del cielo e L’orda d’oro (imperniata sul personaggio di Gengis Khan), torna al peplum dopo la parentesi dedicata al Cinquecento lombardo di I bastioni del coraggio, a lungo nella classifica dei libri più venduti, con Roma in fiamme.

Dopo il grande successo di Carthago, l’altra novella inclusa nella grande saga dedicata alla storia di Roma, dalla fondazione alla caduta dell’Impero edita per i tipi della Mondadori, Forte ritorna al passato, al mito di Roma e ripercorre le vicende di uno dei più controversi imperatori della dinastia giulio-claudia: Nerone.

Lo fa con sagacia e maestria, tanto che le quasi cinquecento pagine del libro si leggono tutte di un fiato, come se si trattasse di un thriller televisivo, di quelli in cui non mancano mai i colpi di scena sino all’inevitabile colpo di coda finale. Il ritratto di Nerone che ne emerge è forse quello più vicino alla realtà storica, cui Forte cerca di attenersi sempre evitando le mirabolanti invenzioni e trovate degne dei peggiori romanzi di appendice cui spesso ricorrono scrittori meno bravi di lui, meno luciferino e diabolico del solito, legato più che al potere ad un unica grande passione, quella della musica, rincorrendo l’illusione di divenire il più grande citaredo dei suoi tempi, se non di sempre.

Un uomo schiacciato dalle responsabilità, bislacco, sicuramente vendicativo e alquanto sadico, ma non un pazzo sanguinario, per lo meno non nei primi anni del suo regno, accusato di colpe sovente non sue, come il grande incendio della capitale di cui non fu sicuramente autore, costretto a giostrarsi, e sovente a difendersi, tra i mille complotti della corte e soprattutto dalle aspirazioni di potere di sua madre Agrippina, cuore e motore di mille congiure alla caccia del potere assoluto. Ottima appare la ricostruzione degli intrighi interni della famiglia imperiale e della corte e dei personaggi storici come, solo per ricordarne alcuni, Seneca, il grande filosofo e precettore di Nerone, che fu, però, anche un grande intrigante corrotto, Poppea e Messalina, le due infelici mogli dell’imperatore, Sesto Afranio Burro e Gaio Ofonio Tigellino, i due prefetti del pretorio responsabili di indicibili soperchierie.

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FRANCO FORTE, Roma in fiamme, Mondadori, Milano 2011, pp. 496, 20 euro

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