Sugli errori si cresce: ma dove stanno andando i giovani?

di Corrado Sancilio, preside dell’Istituto “Agostino Bassi” di Lodi

L’anno che se ne va lascia forse, più di ogni altro anno passato a memoria storica, un’impronta che difficilmente si potrà modellare. Lo dico con convinzione di causa, ma anche con la speranza di ritrovarmi, di qui a qualche anno, nelle condizioni di ricredermi e di riscrivere qualche pagina diversa da questa.

Per socializzare qualche preoccupazione partirei da uno degli ultimi ricordi lasciati in eredità dai ragazzi del Liceo Virgilio di Roma, su cui sono state scritte intere pagine di quotidiani accompagnate da servizi televisivi. Mi riferisco a un video hard che pare sia girato e distribuito sui telefonini durante la recente occupazione dell’istituto.

Un episodio deplorevole che ha trovato una sua parziale “comprensione” nella dichiarazione pubblica rilasciata dal presidente del Comitato dei Genitori del Virgilio: «Cose deprecabili, stupide, ma riferibili a una goliardia che c’è sempre stata nella scuola».

Evviva! Cosicché secondo questo umile e nobile pensiero parentale, fare sesso a scuola, girare un video e farlo girare sui telefonini, far esplodere una bombetta carta in cortile durante la ricreazione, sapere di stupefacenti che girano tra le mani dei ragazzi, così come affermato dalla mia collega Carla Alfano, sono espressioni di un’eterna goliardia che è entrata a far parte della storia educativa della scuola e pertanto da capire e comprendere. Come siamo caduti in basso. Che tristezza trovarsi di fronte a questa analisi socio-educativa.

Fatti così pesanti non trovano più uno spazio di riflessione che non sia la comprensione. Ecco quello che stiamo offrendo ai nostri ragazzi. Una considerazione che ci conduce in una dimensione pronta a deviare il corso dei valori tra cui la consapevolezza di non essere di fronte a un grave errore. Come si fa a confondere un atto goliardico con un errore comportamentale.

Per rendere giustizia al senso delle parole, vado a cercare sul vocabolario “Treccani” il significato di goliardia e trovo scritto: «Consuetudine di vita spensierata e gaudente, ma anche spirito di spontanea generosità». Allora mi chiedo. Cosa c’entrano il video hard girato a scuola, la bomba carta fatta esplodere in cortile, la distribuzione di stupefacenti tra i banchi con una vita spensierata, gaudente e di spontanea generosità? Questo è un altro esempio di come ognuno interpreti in piena libertà la condotta di vita dei ragazzi, dei propri figli.

E parlando di genitori e figli questa è la conseguenza di un’educazione che non ha più una sua specifica valenza, un suo condiviso significato. Ma cosa c’entra la goliardia con un preciso atto di vergognosa volgarità, di riprovevole azione durante la ricreazione, di consumo di canne. Questo relativismo culturale fa più paura di una carenza affettiva che porta inevitabilmente ad uno sfascio educativo.

Il disagio educativo che ne deriva dovrebbe arrossire chiunque, e invece oggi non arrossisce più nessuno perché nessuno più si pone il problema di cosa verrà dopo la nostra opera educativa, nessuno più si preoccupa di cosa andremo a raccogliere quando i bambini diventeranno adolescenti e quando questi ultimi diventeranno giovani e poi adulti.

Riprendo con profonda convinzione le parole del compianto cardinale Carlo Maria Martini quando a proposito di educazione scriveva: «Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto». E allora cosa stiamo seminando? Cosa raccoglieremo? Dove li stiamo indirizzando questi nostri giovani?

Una più forte e sensibile presa di coscienza da parte di certi genitori non guasterebbe affatto se solo si arrivasse alla convinzione che esistono certi valori su cui non si può transigere; che esistono certi comportamenti su cui non ci si può dividere nella loro valutazione; che esistono certi ruoli che non possono essere messi in discussione semplicemente perché nei rapporti tra genitori e figli c’è chi educa e chi viene educato.

Confondere questi ruoli, questi precisi punti di riferimento significa non contribuire alla crescita dei ragazzi. Com’è possibile confondere un atto riprovevole vissuto in un contesto scolastico con un atto goliardico su cui è facile riderci sopra. Siamo sicuri di avere chiaro il confine che separa un atto educativo da un gesto, da un comportamento irriverente, irrispettoso se non volgare?

Siamo in un’epoca in cui avanzano incredibilmente gli studi sui cloni e non vorrei trovarmi di fronte a dei genitori che pensano di proporsi come cloni insensibili ai propri figli. Basta con questa cultura del «laissez faire, laissez passer» che esclude vincoli e valori per lasciare libertà assoluta a comportamenti che di libertà hanno poco o nulla; e finiamola col classificare come particolari esperienze di vita quelle delle occupazioni, di farsi una canna a scuola, di girare un video hard su due che fanno sesso in aula e distribuirlo in giro come se fosse un film di Topolino e Minnie. Mettiamoci in testa che qui stiamo assistendo a follie che passano per valori educativi confusi e dissennati. Confusi perché i ragazzi hanno perso i punti di riferimento e dissennati perché si affidano a comportamenti fuori ogni razionale senso civico che accompagna la crescita di ognuno di noi.

Siamo alla fine dell’anno e se qualcuno mi dovesse chiedere di esprimere un desiderio per il nuovo anno che arriva, direi senza tentennamenti di sperare in genitori più collaborativi, con una maggiore ricchezza fiduciaria, con più di buon senso. Utopia? Eppure per Eraclito: «Senza la speranza è impossibile trovare l’insperato». Buon Anno.

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