Insegnanti: “Una giornata particolare”

Non alludo al famoso film di Ettore Scola con Sofia Loren e Marcello Mastroianni, il mio pensiero va a ieri 5 ottobre anniversario della Giornata Mondiale degli Insegnanti istituita dall’Unesco nel 1994 con lo scopo di ricordare e onorare questa figura professionale dalle forti connotazioni sia formative che educative. Una figura professionale celebrata con convegni, articoli, dibattiti e sullo sfondo sempre loro: i ragazzi. Uomini e donne di un domani non molto lontano che saranno ben presto chiamati a ricoprire compiti e ruoli sociali, professionali, istituzionali. Quando parliamo di insegnanti parliamo innanzitutto di persone che si spendono per educare i ragazzi, per aiutarli a trovare le risposte da dare alle nuove esigenze di una società che avanza e che vive celermente. Anzi, forse troppo celermente! Basti per questo fermarsi a guardare la gente in piedi nei fast food a consumare il cibo velocemente, talvolta mandato giù senza avere consapevolezza di quanto trangugiato. Del resto il tempo non concede sosta. Una società che rischia di smarrire i grandi valori sociali tramandati da diverse generazioni, ma che oggi fanno fatica a trovare un senso a causa di una diversa impostazione di stili di vita che se da una parte tende a chiudere le porte al passato, dall’altra spinge in avanti verso notevoli aperture su aspettative che incidono notevolmente sui cambiamenti in atto. Di questo scenario veri artefici sono gli insegnanti che hanno tra le mani idee da condividere con gli alunni, mezzi e strumenti da mettere loro a disposizione pur di esplorare nuove dimensioni, prestando attenzione ai diversi stili di vita consapevoli che toccano aspetti economici, sociali, relazionali. Un lavoro immane non sempre coronato da successo e il più delle volte non condiviso in quanto non allineato allo stile di vita delle famiglie. Dedicare, quindi, una giornata all’insegnante significa andare oltre il riduttivo senso celebrativo per approdare in un contesto culturale talvolta per niente apprezzato e questo nonostante la storia e le tradizioni dicono altro. È la scuola la vera protagonista di questo periodo storico anche se i politici fanno fatica a capire o fanno finta di non capire dal momento che preferiscono spostare l’attenzione verso problematiche che nulla hanno in comune con la formazione o l’educazione. A dare un cattivo esempio di quello che dico è stato il tentativo in Parlamento (per fortuna al momento andato a vuoto) di accelerare, con una proposta di legge bipartisan e trasversale, il riconoscimento dei quartieri a luci rosse sullo stile di quelli di Amsterdam o di Pigalle a Parigi. Non solo. Cosa ancor più umiliante per un docente e vedere come testimonial, di questo tentativo politico, nientepopodimeno che (così diceva Mario Riva nel Musichiere) una escort transgender di origine turca, al secolo Efe Bal peraltro nei guai con il nostro fisco a causa dei suoi lauti e licenziosi guadagni. Perché ricordare questa figura? Sentite cosa ha detto quando ha saputo di essere stata scelta come testimonial: «Sono onorata di pagare le tasse in Italia, ma chiedo la dignità di chi lavora, come un insegnante o un muratore». Capite ora cosa voglio dire? “Questo signorina”, in quanto a dignità, si paragona anche a un insegnante. È il colmo! Va bene che in molti paesi europei fioccano quartieri a luci rosse; va bene che anche l’antica Atene aveva il suo quartiere a luci rosse, il Ceramico, che rientrava in una precisa cultura di popolo, perché come ci ricorda Tucidide per gli antichi greci: «le cortigiane le abbiamo per il piacere, le concubine per le cure di tutti i giorni, e le spose per avere una discendenza legittima e una fedele custode del focolare». Ovviamente questo non è affare nostro, ma che ora dobbiamo sentirci rappresentati, in quanto a dignità di lavoratori della scuola da un simbolo del Ceramico, questo è troppo! La giornata particolare è tale perché del tutto particolari sono gli insegnanti. In questo la politica non ha lo stesso linguaggio della cultura, giustappunto perché la scuola ha i suoi valori, la sua etica pedagogica, il suo cammino da proporre agli allievi da educare all’impegno etico, civile, per il bene comune. Dal punto di vista pedagogico l’insegnante trova nell’etica la sua ragione professionale finalizzata alla formazione di un modello di uomo catturato da vincoli morali e valori sociali, relazionali, finanziari e chi più ne ha più ne metta. Non va dimenticato che gli usi e costumi, le tradizioni, le abitudini, la cultura non sono direttamente afferibili a leggi naturali, ma a convenzioni sociali. Ecco perché è necessario educare i ragazzi a stili di vita rispettosi di se stessi e degli altri in un mondo che purtroppo porta rispetto solo al tempo, al corpo, alla materia, lasciando poco o niente allo spirito.Allora che questo 5 ottobre sia una giornata particolare dedicata a persone speciali come sono gli insegnanti che spesso e volentieri in silenzio e nell’indifferenza esercitano il loro servizio, stando a fianco non solo a chi studia o a chi non studia, ma anche a chi soffre a causa dei genitori separati; a chi sta male perché sceglie modelli distruttivi dai media portati a modelli di vita; a chi vive un disagio esistenziale causato dall’assenza relazionale; a chi trova nel web la risposta alla voglia di crescere; a chi cerca nella solitudine il desiderio dell’abbandono; a chi, sbagliando, si ritiene un diverso per il quale l’accoglienza è messa in discussione. Lavorare in classe con decine di ragazzi richiama alla competenza di una didattica inclusiva su cui tanto insiste la ministra Valeria Fedeli. Una didattica dove ognuno trovi nel suo essere se stesso la forza di porre tutti di fronte al valore delle differenze; una didattica che trovi nell’attività di gruppo l’occasione di porre il singolo nelle condizioni di offrire il proprio contributo. È la strategia delle differenze che presuppone la consapevolezza pari alla convinzione che la scuola è di tutti e di ciascuno. Questo è lavoro da insegnanti speciali a cui annualmente viene giustamente dedicata una “giornata particolare”. Intanto alla Camera più di duecento parlamentari sono preoccupati per il timore di non vedere portare a termine, entro l’imminente fine della legislatura, la proposta di legge bipartisan sulla legalizzazione della cannabis anche nelle scuole. E con questo ci risiamo con gli errori della politica.

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