In vacanza, sì, senza papà e senza mamma

Ecco il momento delle sospirate vacanze per la “famiglia adolescente”! La meta è stata scelta con cura durante l’inverno, sognando un rifugio lontano (anche moderatamente fuori dalla civiltà) dove mamma e papà fossero finalmente irreperibili, o come si dice offline… Magari per evitare di ricevere quelle inopportune telefonate di lavoro, recanti fastidiose grane che poi vanno risolte in bermuda, con i capelli pieni di salsedine e acqua di mare e le mani sporche di sabbia assieme al collega incravattato e seduto alla scrivania nell’altrove cittadino. Un posto bello, in mezzo alla natura, tutto cielo, dune e mare. Oppure a duemila metri, sulle vette, a respirare aria fresca che sa di neve e a scrutare orizzonti lontani. Questo hanno sognato mamma e papà durante il serrato tran tran invernale.

E invece no. Il sogno quest’anno si interrompe. E lo si capisce subito, superata la boa dei 13 anni di età dei figlioli. Quando, a pochissimi giorni dalla partenza, l’adolescente monta su una faccia da funerale e bofonchia quella frase che fa tremare la casa dalle fondamenta e getta i genitori nello sconforto assoluto: “io preferisco restare qui”.

Ma come? Come qui?

Qui, certo, assieme agli amici di sempre, all’aria condizionata, al wifi, al gatto e ai gerani del terrazzo. Qui.

Come si può preferire il “qui” al fantastico itinerario, che tanto si è studiato e vagheggiato attraverso le foto di tripadvisor e quelle degli altri siti di vacanza?

I dati dell’Osservatorio sul turismo giovanile testimoniano che dopo i 14 anni soltanto il 30% dei teenager condivide la vacanza estiva con mamma e papà. Ma allora che fare? Rinunciare? Come superare questo scoglio? Psicologi e sociologi suggeriscono delle strategie. Qualche esempio? Portarsi al seguito un amico dei figli, tenerli occupati il più possibile, e condividere almeno qualche attività.

Secondo Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra e psicoterapeuta, durante le vacanze estive gli adolescenti cercano gli amici, le emozioni, l’amore. “Il clima e la bellezza dei luoghi vengono dopo. Inutile portarli in un eremo, sia pure stupendo. Avranno il muso e le facce lunghe. Meglio una spiaggia animata e piena di giovani. Cercando magari, ogni tanto, di entrare nel loro tempo e ritrovare intimità e confidenza”.

E poi, dopo i 14 anni, per molti ragazzi arriva il primo “viaggio” in solitaria, la prima volta lontano da casa senza mamma e papà magari in InterRail o all’estero presso una famiglia. Si tratta di una tappa fondamentale, ma come tutte le esperienze “formative” dei figli – quelle cioè che segnano il passaggio nell’età adulta – determinano nei genitori sentimenti spesso ambivalenti.

E’ il momento in cui si esce definitivamente dalla fase genitoriale “simbiotica” e si aprono i cancelli alle paure più profonde. E non c’è altra strada che quella di accoglierle e cercare di gestirle al meglio. Alle mamme, soprattutto, tremano i polsi. Ma è giusto arretrare, fare un passo indietro e lasciare liberi i ragazzi di andare alla scoperta del mondo e soprattutto di se stessi. Nel cuore conservano un patrimonio, quello impartito negli anni precedenti, che li saprà guidare.

A volte, allontanandosi, ci si avvicina e si riesce a sgombrare la strada del ritorno dalle naturali incomprensioni di questa difficile età. I genitori dovranno essere capaci di aprire l’animo alla fiducia, in se stessi e nei loro figli.

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