Che cosa ci insegna questo 2016 pronto per l’archivio, per quanto riguarda l’economia? Ci ha dato conferma di un sospetto che già da tempo si aggirava, ma che ha trovato in questi mesi dimostrazione plastica: è ormai sganciata dalla politica, nel senso che la sua direzione di marcia è influenzata poco o punto dalle decisioni dei cosiddetti regolatori. Vi ricordate le settimane antecedenti il referendum sulla Brexit, l’uscita o meno della Gran Bretagna dall’Unione Europea? Si paventavano tsunami terribili, crolli borsistici, fughe di banche e di istituzioni di primo piano da Londra e dintorni in caso di vittoria del sì. Questa è arrivata, mentre i soldi se ne sono altamente fregati delle decisioni del popolo britannico. Nessuna Borsa ha fatto harakiri, l’economia britannica sta dove stava, così come le migliaia di corporations locali in presunta fuga.
E prima delle elezioni americane? Se arriva al comando Donald babau Trump, che facciamo? Nulla. È stato eletto presidente l’improbabile candidato repubblicano, con un programma elettorale chiarissimo nello slogan (“America first”) ma assai nebuloso in tutto il resto, mentre Wall Street assisteva al tutto abbastanza impassibile.
Certo, si attendono le mosse che seguiranno a Brexit e Trump. Ma nessuno crede più – né agita come spauracchio – eventuali cataclismi economico-finanziari.
Pure nel nostro piccolo abbiamo vissuto un passaggio elettorale definito “cruciale”, il referendum costituzionale che ha costato il posto a Matteo Renzi. Si diceva: provocherà instabilità, fuga dai Btp, allarme nelle multinazionali straniere, problemi nei conti pubblici… Poi hanno fatto un nuovo governo in un amen, e tutto è proseguito (bene o male) come prima.
Per non parlare di sanguinosi attentati un po’ ovunque (Francia, Germania, Belgio, Usa); di spaventose guerre in Paesi con (Libia) o senza petrolio (Siria); di lunghe crisi istituzionali (Spagna, Grecia, Brasile) o di giovani democrazie sempre più inclini all’autoritarismo (Russia, Turchia, Egitto, Filippine, Venezuela).
Insomma è stato un anno così così, più ombre che luci. Ma i soldi non hanno mai smesso di correre dove pare a loro, incuranti del resto. L’unica preoccupazione l’hanno avuta dalle banche, le loro antiche case-madri, che qui come nel resto del mondo qualche guaio lo stanno passando. Ma, come avete visto, subito amorevolmente soccorse dai governi di qualsiasi colore e tendenza. Salvare una banca è un’“emergenza nazionale”, da realizzare in un battibaleno.
Il futuro? Vedremo chi vincerà il braccio di ferro ormai avviato tra istituzioni nazionali e grandi corporations del digitale (Apple, Amazon, Ali Baba, Facebook, Google e via discorrendo) sulle applicazioni delle regole e il pagamento delle tasse. Un braccio di ferro che ci dirà chi comanderà veramente nel futuro prossimo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA