Cavalli abbandonati in un recinto, denutriti, con le costole che affiorano dal manto, quasi incapaci di reggersi sugli zoccoli che affondano nel fango. È quanto sta succedendo in questi giorni in una cascina del Lodigiano, precisamente a Borgo San Giovanni, a causa della crisi che ha messo in ginocchio un agricoltore. Il tribunale ha deciso infatti di pignorare gli animali, per mandarli poi all’asta e far fronte così ai debiti, ma per il momento li ha lasciati nella stessa cascina dove più nessuno si prende cura di loro, nè l’ex proprietario nè i creditori ne l’istituto di vendite giudiziarie.
A lanciare questa denuncia è la Lega antivivisezioni (Lav) di Lodi, che sta cercando disperatamente qualcuno che sia disposto a prendersi cura di questi cavalli e che abbia gli spazi necessari per farli stare meglio. «Un veterinario si è offerto di visitarli gratuitamente e ha confermato quello che agli occhi era già evidente: le loro condizioni sono pessime e sono in grave stato di denutrizione».
I cavalli pignorati (il provvedimento risale a circa due settimane fa) all’inizio erano dieci. Ma uno nel frattempo è morto, proprio per il grave stato in cui si trovava, mentre altri tre sono stati venduti dall’agricoltore, anche se non avrebbe potuto, così ora ne sono rimasti sei, di cui un pony. La Lav sta valutando con i suoi legali la possibilità di presentare una denuncia penale alla procura ipotizzando il reato di “maltrattamento di animali”. «Puntiamo a ottenere il sequestro degli animali per bloccare la messa all’asta - precisa Simone Pavesi, coordinatore regionale di Lav -, così potremo farci carico noi degli animali fino al termine del procedimento, come abbiamo fatto anche con la capretta abbandonata in un cassonetto a Lodi nel 2008 da un pastore. Se poi ci sarà la confisca, potremo gestirli in piena autonomia». Forse oggi i volontari faranno di nuovo visita alla cascina per scattare delle foto e documentare così la situazione di abbandono.
Nel frattempo, però, serve uno spazio idoneo per accoglierli e nutrirli. Hanno bisogno infatti di fieno, carote, mele e di uno spazio aperto in cui poter stare liberi. Posti come maneggi, cascine, centri ippici, «e senza poi destinarli a macellazione o ad altre forme di sfruttamento». Chiunque può dare una mano in qualche modo «e contribuire a smuovere questa situazione» può contattare l’associazione all’indirizzo mail [email protected]
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