La vita di Charles “Chuck” Krantz (Tom Hiddleston) sembra quella di un uomo qualunque, ma dietro l’apparenza si cela un’esistenza intensa, sorprendente e fragile come l’universo stesso. Dalla penna di Stephen King e dal cuore Mike Flanagan, The Life of Chuck è un emozionante inno alla vita. Tre atti, tre frammenti apparentemente scollegati che, messi insieme, compongono il ritratto intimo e sorprendente di Charles Krantz, un uomo qualunque al centro di qualcosa di straordinario. Atto III: Il mondo si spegne: internet collassa, i fenomeni naturali diventano apocalittici, visioni soprannaturali irrompono nel quotidiano. Marty (Chiwetel Ejiofor), un insegnante di scuola media, sceglie di affrontare ciò che sembra l’ultimo giorno dell’universo riavvicinandosi alla sua ex moglie Felicia (Karen Gillan). Intanto, in una stanza d’ospedale, Chuck, 39 anni, consuma i suoi ultimi istanti di vita, divorato da un tumore cerebrale, con accanto la moglie e il figlio. Atto II Nove mesi prima della sua morte, Chuck partecipa a una conferenza bancaria. Durante una pausa, il destino gli regala un frammento eterno: l’incontro con Taylor (The Pocket Queen), musicista di strada, il cui ritmo irresistibile lo trascina a ballare. Un gesto semplice, ma rivelatore, che gli restituisce la certezza di essere vivo. Atto I L’infanzia di Chuck è segnata da una ferita insanabile: la perdita dei genitori in un incidente. Cresciuto dai nonni, trova nella nonna Sarah (Mia Sara) la prima maestra di danza, mentre il nonno Albie (Mark Hamill), piegato dal dolore, affonda nell’alcol. A scuola, un giovane Chuck incontra le parole di Walt Whitman: “Contengo moltitudini.” È in quella frase che comprende, forse per la prima volta, che ogni essere umano è un universo in sé, fatto di memorie, desideri e contraddizioni. Così, attraverso un mosaico di ricordi e rivelazioni, il film compone il ritratto di un uomo che, pur vivendo un destino fragile e comune, diventa specchio dell’infinito che abita ciascuno di noi.
