Parco Agricolo Sud Milano: 40 sindaci scrivono alla Regione Lombardia

Un fronte compatto chiede il ritiro del progetto di legge e l’apertura di un tavolo di confronto

Un “botta e risposta” che non accenna a placarsi, e sul destino della governance del Parco Agricolo Sud Milano continuano ad intrecciarsi polemiche e opposte visioni. Se infatti i gruppi di maggioranza in Regione Lombardia non paiono tentennare sul progetto di legge che, come sostiene il capogruppo di Forza Italia, Gianluca Comazzi «mira a rilanciare il Parco Agricolo Sud rafforzando il ruolo dei circa 60 comuni che ne fanno parte, oltre a stanziare maggiori risorse per garantirne lo sviluppo» spiegando che «il nostro pdl porterà infatti Regione a stanziare quasi 700mila euro rispetto ai 350mila attuali, mentre il Comune di Milano arriverà a erogarne 210mila, contro i 35mila circa attuali», dall’opposto fronte arriva l’accorato appello di una quarantina di sindaci del territorio che, scrivendo al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e all’assessore all’agricoltura Fabio Rolfi, chiedono di fare “un passo indietro” su un progetto che temono fortemente penalizzante nei confronti di un Parco che ha, di fatto, rappresentato un pezzo importante della storia locale.

I sindaci spiegano di essere «profondamente convinti del valore del Parco Agricolo Sud Milano come patrimonio comune, in termini ambientali, paesaggistici e produttivi e riteniamo che ne vada riconosciuta l’unicità nel panorama lombardo» ricordando poi anche che lo stretto rapporto con la metropoli milanese «garantisce un prezioso equilibrio con il mondo rurale, la sua storia, i suoi saperi, e negli anni ne ha rappresentato il principale argine rispetto all’urbanizzazione selvaggia ed al consumo di suolo».

A preoccupare i sindaci c’è così il fatto che «questo progetto di legge – recita il testo inviato alla Regione - intende, nella sostanza, sottrarre la gestione del Parco Agricolo Sud Milano a Città Metropolitana di Milano (CMM) ed ai comuni per trasferirla a Regione Lombardia. In questi termini va letta la nomina diretta del Direttore da parte della Giunta Regionale, in palese contraddizione con quanto accade negli altri parchi. Una proposta inaccettabile che toglie qualsiasi agibilità sia al Presidente che ai rappresentanti dei nostri comuni».

Decisa, quindi, la richiesta ai destinatari con l’invito «ad attivarsi presso i proponenti affinché ritirino il progetto di legge e a istituire un tavolo di confronto allargato a tutti gli enti e operatori interessati» convinti che «un’eventuale riforma debba puntare a garantire il mantenimento delle tutele ad oggi conseguite, coinvolgendo tutti gli attori territoriali per preservare questo bene, rafforzandone il legame con il territorio, incentivando e stimolando la vocazione agricola per la sua valenza economica e ambientale e favorendo la promozione naturalistica di tante aree del parco».

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