Mediglia, condannato a cinque anni per stalking

Un uomo che discute animatamente con una donna di dieci anni più giovane di lui per la strada e che poi le strappa con violenza la borsetta, al punto da provocarle la frattura di un dito: è la scena che si erano trovati di fronte alcuni residenti di Mediglia a metà gennaio, e, pensando a una rapina, avevano chiamato i carabinieri. I militari avevano trovato la donna in lacrime, probabilmente presa anche a calci e pugni. Dopo le prime cure al pronto soccorso e la bendatura del dito della mano spezzato, la donna si era presentata in caserma a San Giuliano Milanese e aveva raccontato una storia d’amore che da tre mesi a quella parte si era trasformata in un incubo.

A quel punto la procura della Repubblica di Lodi, visto anche che l’ex violento aveva diversi precedenti penali, ma mai per fatti contro le donne, aveva disposto il fermo del sospettato. Dopo alcuni giorni l’uomo, A.A., 53 anni, nativo della provincia di Reggio Calabria, era stato rintracciato nei pressi della sua abitazione a Trezzano sul Naviglio e, dopo le formalità di rito, posto agli arresti domiciliari, misura mantenuta fino a tutta la conclusione del processo di primo grado, avvenuta ieri, con una condanna a cinque anni e tre mesi di reclusione, a fronte dei tre anni e nove mesi chiesti dal pm. L’uomo è stato riconosciuto responsabile di stalking, violazione di domicilio, lesioni e rapina. Avrebbe strappato la borsetta alla donna non per i soldi, ma per mettere le mani sul suo telefonino e controllare se, dopo la fine della loro relazione, avesse per caso contatti con qualcun altro.

Il difensore Eliana Zecca di Milano ritiene che non ci sia stato un vero e proprio stalking e preannuncia la volontà di proporre appello.

Anche l’uomo ha voluto raccontare al giudice la propria versione dei fatti. La sentenza consente alla donna, se vorrà, di avviare una causa civile per farsi risarcire danni morali e materiali.

Carlo Catena

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