L’ex sindaco di Peschiera apre la sua casa ai profughi ucraini

Marco Malinverno ha accolto la giovane Alina nella sua abitazione di Mediglia

La famiglia Malinverno ha preso con sé Alina, giovane ragazza ucraina in fuga dalla guerra. Il capofamiglia Marco, consigliere comunale a Peschiera Borromeo e sindaco tra il 1994 e il 2004, ha aperto le porte della propria abitazione di Mediglia, nella quale vive con moglie e figli, spinto da un senso di grande umanità. «Cerchiamo di coinvolgerla e condividere i momenti».La guerra ha fatto capolino anche tra le quattro mura domestiche di casa Malinverno. Da quando Alina, fotografa di 28 anni, è entrata a far parte del nucleo familiare la percezione sul conflitto in Ucraina è completamente cambiata. Da notizia, seppur di grande tragicità, è passata a qualcosa di incredibilmente concreto e tangibile, con cui si deve fare i conti tutti i giorni. «È attraverso lei, il suo guardo, i silenzi, lo sconforto e le lacrime - racconta Marco Malinverno - che viviamo la situazione attuale».

La 28enne è profondamente segnata. La sua giornata trascorre tra contatti con affetti e amici, ricerca di informazioni e la tortura di quel bombardamento vicino a casa o dell’amico di cui non si sa più nulla. D’altronde i suoi familiari più vicini si trovano ancora lì, non sono scappati altrove. Sua mamma è rimasta per curare la nonna. Ci sono anche i suoi tre fratelli, due dei quali pronti a imbracciare le armi. Lei invece è riuscita a fuggire da Kiev insieme ad altre persone, a bordo di un’automobile di fortuna. Ci ha impiegato tre giorni per raggiungere il confine con la Polonia, dormendo nei posti più impensabili, tra cui una grotta, per scampare all’esercito russo e alle sue armi. Una volta in salvo, si è sottoposta alle vaccinazioni del caso prima di salire su un autobus che l’ha condotta in Italia, a Bologna. E infine un treno, diretto alla stazione centrale di Milano, dove ad attenderla (martedì 15 marzo) c’era Marco Malinverno, che aveva offerto disponibilità per l’accoglienza di profughi a un’associazione con cui collaborava in passato, quando ricopriva la carica di direttore del Banco Farmaceutico (Onlus). I componenti della famiglia Malinverno, da più di una settimana, stanno cercando di coinvolgere Alina in tutte le attività. «Io ho cominciato a insegnarle un po’ di italiano - continua -. Mio figlio Giovanni invece ha scoperto un’app di traduzione immeditata che ci permette di dialogare più velocemente. Mia figlia Francesca, che di mestiere fa la regista di video, se l’è portata dietro a uno shooting fotografico. L’abbiamo messa in contatto - aggiunge - con altre persone di nazionalità ucraina. Cerchiamo comunque di farle vivere momenti di vita quotidiana». Nonostante le numerose difficoltà, questa “azione” è la dimostrazione di quanto cittadini normali, di certo con grande cuore, possano fare.

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