IL COMMENTO Cercasi candidati anche nel Sudmilano: serve una nuova formazione alla politica

Dopo Malinverno (Peschiera) rispunta Bellomo (Melegnano), si fatica a trovare nuove leve

A volte ritornano, 2. Mesi addietro si faceva notare su queste colonne il ritorno di alcuni nomi “pesanti” del mondo politico-amministrativo sudmilanese (a partire da quello di Marco Malinverno a Peschiera) in vista delle prossime tornate amministrative. All’elenco si aggiunge ora un’altra figura di spicco del panorama territoriale, quella di Vito Bellomo, consigliere metropolitano di Milano, per dieci anni sindaco di centrodestra a Melegnano fra il 2007 e il 2017, la cui candidatura a primo cittadino, nuovamente a Melegnano, è stata lanciata dal partito del Cavaliere nei giorni scorsi. Al di là di ogni valutazione di merito sulla figura di Bellomo, certamente apprezzata e stimata ben oltre i confini del comune mediceo, la riflessione che si pone, ancora una volta, riguarda il mancato ricambio della classe politica. Un tema serio, che non riguarda esclusivamente l’ambito locale – con l’eccezione virtuosa di San Giuliano, guidata dal giovane Marco Segala, di nuovo in lizza per il bis - , ma si allarga all’intero scenario nazionale e concerne, in ultima analisi, la salute (traballante) della nostra democrazia.

Far politica, spendersi per il bene comune, è sempre più una scelta di pochi; i partiti tradizionali hanno perso da anni la loro capacità attrattiva e di rappresentanza delle istanze sempre più fluide e controverse della società e con la loro crisi è venuta meno anche la “scuola” che essi svolgevano all’interno dei propri quadri per formare dal basso dirigenti e amministratori. Partiti personali e movimenti, d’altro canto, stanno prestando il fianco ad altrettanti problemi (si pensi all’implosione recentissima del M5S sotto i colpi del padre fondatore Beppe Grillo e della insostenibile diarchia con l’ex premier Conte) e non riescono in alcun modo a proporre percorsi di formazione alla politica, né a garantire itinerari in grado di fornire gli attrezzi del mestiere a chi viene chiamato a gestire la cosa pubblica. Vincono così l’improvvisazione e l’incompetenza, i cui guasti sono – a diverso livello – davanti agli occhi di tutti.

Ben vengano, dunque – verrebbe da dire – i “ritorni” di figure dal solido percorso politico e dall’acclarata esperienza amministrativa; è evidente tuttavia che questa è una soluzione di breve respiro, in quanto il vuoto colmato oggi in tal modo rischia di diventare voragine, domani, in assenza di contromisure. E un po’ dappertutto, dove ci si comincia a muovere per gli appuntamenti elettorali di autunno e della primavera prossima, il nodo delle persone da “schierare” è quello più intricato da sciogliere per chi si muove nei terreni della politica territoriale.

Che fare dunque? Miracoli non ne sono possibili; la capacità politica, l’arte di amministrare, le competenze di cui disporre, non piovono dal cielo. La strada non può essere che quella di rilanciare la formazione, coinvolgendo tutte le forze politiche responsabili e le diverse agenzie educative - laiche e cattoliche - in maniera trasversale (una classe dirigente preparata giova a tutti) e richiamando in causa modelli virtuosi come quelli, in grande anticipo sui tempi, lanciati più di vent’anni orsono dal cardinal Martini nella diocesi milanese. Serve però qualcuno che prenda l’iniziativa. L’appello è lanciato!

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