«Taglio dei platani, mi aspettavo
più coraggio dagli amministratori»

Lodi, via Trento Trieste

Ci mancheranno i platani di Viale Trento Trieste, quelli già tagliati e quelli che saranno sacrificati a brevissimo a causa della loro vicinanza alla linea ferroviaria che non rispetta i limiti previsti dalla legge. Sei metri, sei metri che non ci sono e non importa se non ci sono neppure i trenta metri che la stessa legge prevede tra la linea ferroviaria e le costruzioni adiacenti. Le piante, seppur con dispiacere, si tagliano. O, per essere precisi, se ne tagliano sei con l’intento di salvarne tre, forse, se Ferrovie Italiane accoglierà la richiesta di deroga che l’amministrazione comunale ha annunciato di voler presentare per tutelare almeno i platani più rilevanti del filare, dal punto di vista ‘paesaggistico e storico’.

Che dire? Che mi sarebbe piaciuto applaudire il coraggio di una amministrazione che si fosse attivata per chiedere la deroga per tutti e otto i platani attenzionati, quelli che sono stati indagati da due perizie agronomiche, che morti non sono e per i quali si è messo per iscritto che “non è evidentemente possibile ridurre l’altezza degli alberi tanto da annullare quasi completamente il rischio di caduta sul sedime ferroviario” ma si aggiunge che “l’osservazione da terra non è sufficiente per valutare appieno le caratteristiche fitosanitarie e biomeccaniche”, proponendo ispezioni in quota e prove di trazione controllata per verificarne la staticità e la salubrità e che, nel frattempo, continuano a farci compagnia da oltre cento anni e di cui nessuno, forse, si sarebbe curato se Rfi non avesse sollecitato un intervento.

Tagliare è non certo una decisione facile da prendere ma è più facile tagliare che resistere, è più facile tagliare che accudire, monitorare, investire, proteggere. Tagliare costa il dispiacere di un giorno e forse di quello successivo, fino al prossimo taglio – certamente doloroso pure quello e pure quello apparentemente necessario – ma dopo avere tanto tagliato ci ritroveremo ancora una volta più poveri. Avremo sacrificato l’esistente problematico in nome di compensazioni che finora si sono rivelate tali solo sulla carta, senza ammettere che ogni cosa disfatta o tagliata è perduta per sempre. È interessante che il dottor Masotto, cui è stata affidata la seconda perizia sul filare di Viale Trento Trieste, concluda scrivendo: “in ogni caso si ricorda che la presenza di alberi in contesto urbano comporta l’accettazione di un livello residuo di rischio che non può in nessun caso essere annullato” perché rappresenta quell’indeterminatezza della vita con cui, mettendo in campo ogni prudenza e cura possibile, tutti dobbiamo fare i conti. Quando si tratta di piante, ma non solo.

Non avrei voluto assistere al taglio cominciato oggi, al punto da essere riuscita a guardare i lavori in corso solo per pochi minuti, ma non rinuncio a chiedere che la richiesta di deroga presentata per i primi tre platani del filare sia forte delle risultanze emerse con l’ultima perizia, corredata di un piano di intervento per il monitoraggio, la manutenzione e la cura delle piante che consenta di salvare quello che rimane.

Così come non rinuncio a chiedere ai nostri amministratori di illustrarci con chiarezza e puntualità come hanno intenzione di procedere nella partita delle compensazioni da “giocare” in modo diverso da quanto fatto finora. Perché possano davvero, per quanto possibile, riparare la comunità cittadina del danno provocato dagli abbattimenti – non solo quello dei platani in Viale Trento ma di numerosi altri alberi in città considerato che nell’elenco di quelli condannati se ne contano 133 ma apparentemente se ne sostituiranno solo 42 – senza sfociare nella moria progressiva di cui, da anni ma ancora oggi, prendiamo atto su interventi di questo tipo.

Michela Sfondrini, Lodi

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