Lodi, Claudio Tedesi assolto dopo sette anni da tutte le accuse per Asm Pavia

Coinvolto in diverse indagini da più di dieci anni, l’esperto di bonifiche ne è uscito ancora a testa alta, da incensurato

Seconda assoluzione in appello in poco più di quattro mesi per l’ingegnere lodigiano Claudio Tedesi, oggi 64enne, che conta così di aver chiuso, e da incensurato, il doloroso capitolo delle vicende giudiziarie pavesi in cui era stato trascinato a partire dal 2015 per la passata gestione di Asm Pavia, di cui era diventato direttore generale più di 5 anni prima, ritrovandosi poi a dover decidere, nell’ottobre del 2015, di portare gli atti contabili della partecipata comunale in Procura perché erano emersi ammanchi per 1,8 milioni di euro. Somme che sarebbero finite su un conto di Pietro Antoniazzi, contabile che godeva di grande stima ma nel cui passato piacentino c’erano accuse di aver portato al fallimento un’azienda privata dirottando somme sui propri conti. Nelle scorse ore la Corte d’appello di Milano ha assolto Tedesi dall’accusa di peculato “perché il fatto non sussiste”. E non si trattava di un appello qualunque, ma del terzo. Proprio tra i documenti che Tedesi aveva portato personalmente ai Pm, erano infatti emerse due sue firme su autorizzazioni ai pagamenti truffaldini e dagli interrogatori del contabile gli inquirenti avevano desunto che l’ingegnere lodigiano «probabilmente sapeva». Così nel 2016 Tedesi, dopo essere finito per diversi mesi ai domiciliari, viene condannato a Pavia a 3 anni e 8 mesi, ridotti a 2 anni e 10 in appello nel 2018. Sentenza impugnata in Cassazione, con un secondo appello a Milano che però l’aveva confermata. Nell’inverno scorso però la Cassazione aveva annullato l’appello bis rinviando a un appello ter che ora lo ha assolto.

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