Importazione illegale di cuccioli: dopo l’inchiesta dei carabinieri forestali di Lodi definitive le prime tre condanne

Coinvolti un 59enne di Melegnano, un pregiudicato di Villanova Sillaro e la sua compagna

Mentre era in comunità, a seguito di una precedente condanna per traffico di stupefacenti, gestiva con il telefonino l'importazione illegale di cuccioli di cane dall’Ungheria: la Cassazione ha confermato la condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione di V.T.S., un 52enne di Villanova Sillaro che era stato arrestato nel giugno del 2020 all’esito delle indagini dei carabinieri forestali di Lodi guidati dal colonnello Andrea Fiorini nell’operazione “Nati in casa”, così chiamata perché i cuccioli di cani chihuahua, barboncini e bouledogue francesi venivano messi in vendita su Internet con annunci “da privato” giustificandone il possesso proprio con la nascita da una coppia di cani di razza regolarmente detenuti. Invece le indagini, con tanto di intercettazioni e pedinamenti, avevano rivelato una vera e propria associazione per delinquere con quattro partecipi e altri cinque correi che mirava a lucrare sistematicamente sull’importazione dall’Ungheria di cuccioli acquistati a basso prezzo, fatti viaggiare per più di una giornata in scatoloni nei bagagliai di auto fino in Italia, e poi rivenduti alla metà dei prezzi medi di mercato, ignorando qualsiasi obbligo di tutela del benessere degli animali. Trentasei gli animali sequestrati dai Forestali, 5 quelli che risultano morti durante i viaggi “in scatola”. Tre indagasti avevano scelto il rito abbreviato e hanno fatto ricorso nei mesi scorsi alla Suprema corte per contestare proprio l’accusa di associazione per delinquere, che oltre a innalzare la pena aveva anche motivato, presso la Procura di Lodi, le misure cautelari. A vedersi dichiarare inammissibile il ricorso, oltre al 52enne di casa a Villanova, anche la sua convivente e coetanea P.F.T. e un uomo di Melegnano, C.R.C., di 59 anni. Quest’ultimo era già stato fermato e messo ai domiciliari per un singolo episodio di trasporto clandestino di cuccioli dall’Ungheria nel 2019 ma al telefono si era vantato con V.T.S. il 7 gennaio di quell’anno: «Io mi sono accollato tutto». Secondo i giudici, una prova della sua consapevolezza di fare parte di un’associazione a delinquere. Il 52enne, stando agli atti, dalla comunità in cui si trovava aveva anche organizzato un pagamento elettronico di oltre 6mila euro per l’acquisto dei cuccioli dagli allevatori ungheresi. Secondo la difesa il suo obiettivo era di creare un mercato per dedicarsi poi, a pena espiata, alla regolare vendita di animali.

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