IL GIALLO DI LODI Lungo sopralluogo dei Ris nella cascina dell’indiziato. Antonio Novati provò a difendersi

Francesco Vailati si era lavato tutti i vestiti dopo l’omicidio, pulite con la candeggina le tracce di sangue sull’aia

I vestiti indossati da Francesco Vailati nel pomeriggio del 20 aprile scorso, quando era stato accoltellato il commercialista Antonio Novati, erano stati trovati dai carabinieri stesi ad asciugare, appena lavati. Un indizio cui si aggiungono la pulizia con candeggina delle macchie di sangue nell’aia della cascina Passerina di Lodi, ritenuta la scena del crimine, e le versioni che puntano l’indice su altri quali esecutori materiali del delitto e che al momento appaiono contraddittorie: sono alcuni dei fattori che se da una parte sono costati la custodia cautelare in carcere all’agricoltore 61enne la cui proprietà è finita all’asta, dall’altra hanno reso necessario ieri un lungo sopralluogo dei carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche di Parma nella cascina, dove Vailati era cresciuto e tuttora abitava nella casa padronale. Anche un sudamericano che riparava veicoli in una porzione della cascina è stato formalmente indagato per essere sottoposto ad accertamenti irripetibili, ma al momento questo ulteriore tassello dell’indagine è considerato un atto dovuto. In attesa dei risultati dell'autopsia, sulla vittima 75enne sono state trovate ferite “da difesa” sulle mani: l’anziano commercialista si è accorto che stava per essere ammazzato e ha sfidato la lama che lo ha poi trafitto 3 volte nella schiena e altre 8 all’addome. Agli inquirenti è stato riferito che Novati si era presentato quel pomeriggio alla cascina Passerina per affiggere alcuni cartelli relativi alla procedura dell’asta giudiziaria ormai conclusa e intimare a Vailati di lasciare casa e campi, che ormai erano stati aggiudicati. Anche il meccanico sudamericano, che lavorava come ospite in parte della proprietà, se ne sarebbe quindi dovuto andare subito dalla Passerina, e cercare nuovi spazi, magari con costi maggiori.

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