CASALETTO La deposizione della moglie e del figlio dell’oste: «Ci fu un solo sparo»

Nel marzo 2017 Mario Cattaneo fece fuoco contro un ladro che si era introdotto nel suo locale. Per questo fatto è stato già assolto nel 2020 in primo grado

Due lunghi interrogatori ieri in corte d’appello a Milano per Gianluca Cattaneo e Fiorenza Mezzetti, la moglie e il figlio dell’oste 73enne Mario Cattaneo già assolto nel 2020 in primo grado dall'accusa di eccesso colposo di legittima difesa per la morte, nella notte tra il 9 e il 10 marzo del 2017, di Petre Marin Ungureanu, 32 anni, colpito da una fucilata alla schiena mentre insieme a tre complici stava rubando nell’Osteria dei Amìs di Casaletto Lodigiano. Già sentiti in tribunale a Lodi, pur potendosi avvalere della facoltà di non rispondere in quanto parenti dell’imputato hanno accettato l’interrogatorio del sostituto procuratore generale che ha voluto scavare nei dettagli di quei drammatici minuti. Cattaneo e la moglie in un appartamento, Gianluca con la propria consorte e i figlioletti nell’altro, erano stati svegliati attorno alle 4 dalla sirena dell’antifurto del ristorante - bar - tabaccheria, che si trova proprio sotto le abitazioni, e siccome non era il primo furto - e il giorno prima era arrivato il rifornimento dei tabacchi - Cattaneo istintivamente aveva preso uno dei suoi fucili da caccia e aveva imboccato la scala che scende verso il cortile, seguito dal figlio. La porta verso l’esterno però non si apriva, sbarrata da mobili che i ladri avevano accatastato, con mossa da specialisti del crimine. A spallate, l’oste e il figlio erano riusciti a crearsi un varco e si erano ritrovati di fronte alla banda. In fuga con il bottino? Sì, fino a quando, secondo quanto emerso in primo grado, uno dei malviventi si era voltato indietro verso Mario, e, per nulla intimorito dal fucile, l’aveva afferrato per la canna, strattonandolo in avanti per appropriarsene, e facendo cadere l’oste. Proprio in quella caduta sarebbe partito il colpo che aveva raggiunto il 32enne, e non l’uomo che aveva aggredito l’oste. Da ciò il tribunale di Lodi aveva escluso che Mario avesse intenzionalmente sparato. E sua moglie e suo figlio hanno ribadito che le cose sono andate così. Un solo sparo. Alla prossima udienza, a metà luglio, sarà risentito il vicino di casa, con una finestra che si affaccia sul cortile dell’osteria, che tra l’altro nelle prime ore aveva riferito di aver sentito gridare “l’hai preso” o “l’ho preso”. I complici avevano trascinato a fatica Petre Marin fino alla strada del cimitero, dove avevano l’auto, e quindi l’avevano abbandonato esanime, telefonando al “118” ma senza riuscire a indicare la posizione precisa del ferito. Il sostituto procuratore generale ha insistito nella richiesta di un’ulteriore perizia balistica, anche se quelle già acquisite dal tribunale di Lodi concordano con lo sparo accidentale. La corte d’appello per ora ha disposto solo l’interrogatorio bis del vicino.

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