Vola il prezzo del latte crudo

Il mercato è in crescita dopo un’annata difficile

È boom di richieste per forniture al di fuori dei contratti annuali: per il latte spot in Italia il prezzo vola, con una crescita del 13 per cento nel 2021. A comunicarlo è la Coldiretti, in un’analisi basata sulle quotazioni della borsa di Lodi, mercato di riferimento per il latte spot, che è legato alla stagionalità sia della produzione sia dei consumi, e riguarda essenzialmente il latte crudo refrigerato.

Il prezzo, lunedì 23 agosto 2021, è salito a toccare la quota massima di 41,24 centesimi al litro, trascinando anche burro e formaggi. La media degli ultimi tre mesi si è sempre attestata tra minimi di 38 e massimi di 42 centesimi al litro circa, con un mese di luglio straordinario, sempre al di sopra dei 40 centesimi di minimo. Siamo ancora molto al di sotto dei dati del 2019, ma c’è stata una ripresa importante rispetto allo scorso anno: nell’agosto 2019, ad esempio, il prezzo del latte spot era di 46,22 centesimi al litro, mentre era di 35 centesimi nell’agosto del 2020, un anno in cui il mercato ha toccato anche l’incredibile prezzo minimo di 31,32 centesimi in aprile, con l’Italia nel pieno del lockdown e la filiera paralizzata.

Il prezzo del latte spot è molto più volatile, con alti e bassi molto importanti (tra tutti il minimo storico dell’aprile 2016, a 23 centesimi, e il massimo del 2013, con un picco superiore ai 50).

Ma dopo un’annata comunque difficile, visto che ora il mercato è in crescita, l’appello di Coldiretti è che si possano ritoccare al rialzo anche i contratti di fornitura fra gli allevatori e le industrie di trasformazione, concordando prezzi del latte alla stalla più alti, che seguano il trend. È da evidenziare tuttavia che il prezzo alla stalla non ha seguito al ribasso il trend quando il costo del latte spot si è abbassato, ed è rimasto superiore per tutto il 2020 e per la prima parte del 2021.

Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha legato la richiesta degli allevatori ai rincari delle materie prime: «Con i rincari delle materie prime alla base dell’alimentazione degli animali, è fondamentale assicurare la sostenibilità finanziaria degli allevamenti sottraendoli al rischio di chiusura a causa di prezzi sottocosto. L’aumento delle quotazioni conferma che l’allarme globale provocato dal Covid ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma anche le fragilità presenti in Italia sulle quali occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali e creare nuovi posti di lavoro»

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