VIDEO - Lodi, visite e operazioni,
preoccupano i malati cronici VIDEO

C’è chi subisce i danni del covid senza avere il covid. Parla il responsabile del dipartimento chirurgico, il dottor Bisagni. Da uno studio mondiale di «Lancet» si evince che l’esito degli interventi dei pazienti covid operati a Lodi è migliore della media internazionale

Non “c’è solo il covid” e gli operatori dell’Asst di Lodi lo sanno bene. In sala operatoria arrivano pazienti con le appendiciti o i tumori più gravi di prima. La scorsa ondata della pandemia ha fatto saltare molti interventi e le visite programmate, poi c’era la paura di venire in ospedale a prendere il virus. Il dipartimento chirurgico, a ottobre, aveva recuperato già il 110 per cento dell’attività precovid e moltissimi interventi sospesi, ne mancavano circa 500. Questa nuova chiusura non ci voleva. A parlare è il responsabile del dipartimento chirurgico Pietro Bisagni, che è anche primario della chirurgia generale. Gli interventi urgenti e quelli oncologici però, sono garantiti a tutti, lo erano prima e lo sono anche adesso, oltre a tutti quelli ambulatoriali che non hanno bisogno cioè del ricovero o della presenza dell’anestesista.

«Siamo tutti preoccupati - ammette il dottor Bisagni - ci sono i vantaggi, ma anche gli svantaggi di essere stati i primi ad affrontare il virus. A febbraio siamo stati colpiti da un’onda grossa, abbiamo dovuto imparare a gestire grandi numeri di pazienti con questa patologia, unendo le forze tra tutte le specialità». Tutti i reparti hanno dato una mano, continuando a garantire le patologie chirurgiche. Pur nelle difficoltà, la prima ondata è stata una palestra importante. Adesso il nostro territorio che pure ha i numeri in crescita, è meno coinvolto di Milano, ma è colpito dall’onda di ritorno della metropoli. Ognuno di noi ha qualche contatto con la città ambrosiana. «Io stesso, per esempio, abito là - dice Bisagni -. I mass media, come è giusto che sia, ci riportano con estrema chiarezza l’incremento della curva epidemica, quello che non vediamo è quante sono le persone che stanno perdendo una opportunità di cura, qual è la gravità delle malattie, chi subisce di più le conseguenze di tutto questo. Qualche idea, a dire il vero, ce la siamo fatta, basta guardare gli infarti e tutte le persone che sono morte in casa con un arresto cardiaco perché avevano paura o non sono riuscite a recarsi in ospedale. Ce l’hanno detto i numeri. Poi c’è l’ambito oncologico, con i malati che hanno subito il ritardo per le cure, i pazienti con le patologie croniche che hanno avuto un peggioramento della malattia perché non adeguatamente seguiti, per paura o per i blocchi delle attività durante la pandemia».

Non è semplice quantificare il fenomeno, dice il medico, «sono pazienti che hanno subito i danni del covid senza avere il covid». Oggi, seguendo le indicazioni della Regione, l’Asst ha aperto i nuovi reparti covid. Per l’Asst lodigiana è stato più facile, sapevano già come muoversi. Hanno aperto aree ad alta e basa intensità di cura, proteggendo gli operatori più vulnerabili. Nei prossimi giorni anche i chirurghi saranno chiamati a dare una mano in più di quella attuale. Negli occhi di Bisagni ci sono le storie degli uomini e delle donne che passano in sala operatoria.

«Ci sono tumori con ritardi diagnostici, legati magari in fase iniziale al ritardo nella diagnosi, poi al tempo perso nella ricerca di uno specialista, non sapendo magari come muoversi, a seconda dei casi. Vediamo tutti persone con malattie più avanzate - ribadisce - per il fatto che il tempo è passato e l’accessibilità alle cure non è stata così immediata. Anche i centri oncologici di riferimento sono oberati di lavoro». I chirurghi lodigiani sono come sempre a disposizione, cercando di fare il meglio per i loro malati. Li preoccupa la curva dei contagi e i malati sommersi. «Stiamo cercando di non trascurare nessuno - dice - e di dare una risposta alle richieste della popolazione». Prima del covid le sale operatorie erano 50 alla settimana, comprese 13 ambulatoriali . Adesso ne restano 12 per le urgenze, le non procrastinabili e le oncologiche. Restano invariate le sale per la chirurgia ambulatoriale. A Lodi si operano anche i pazienti positivi al covid, in un’area separata. Ovviamente si operano solo i più urgenti, i chirurghi valutano attentamente. Le complicanze respiratorie in un paziente chirurgico covid sono dietro l’angolo. Per quanto riguarda questo aspetto i chirurgi di Lodi hanno partecipato a uno studio internazionale pubblicato su «Lancet», da cui si evince che i risultati di Lodi con i pazienti covid operati sono un poco sopra la media della classifica mondale.

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