Una stangata da 13 milioni per Fiorani

L’ex banchiere lodigiano dovrà versare al fisco l’Irpef arretrata

Una stangata da 13 milioni di euro per Gianpiero Fiorani. È la cifra che il fisco chiede all’ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi per l’operazione Mizar. A sentenziarlo è stata la Commissione tributaria provinciale di Lodi dove, lo scorso giugno, è andato in scena il “braccio di ferro” tra l’Agenzia delle entrate e i difensori (avvocati tributaristi e commercialisti) dell’ex banchiere. In sintesi il fisco lodigiano chiedeva a Fiorani di pagare le tasse su una plusvalenza di circa 13 milioni e mezzo di euro che, secondo l’Agenzia delle entrate, Fiorani avrebbe incassato attraverso una società di cui sarebbe stato socio occulto. Una teoria che, ovviamente, i difensori dell’ex banchiere hanno cercato di smontare durante il dibattimento, definendo «inesistente» la ricostruzione della plusvalenza fatta dall’Agenzia delle entrate di Lodi.

La Commissione tributaria di Lodi ha però stabilito che Fiorani deve pagare. L’imponibile soggetto a tassazione per il 2003 è stato definito in 13 milioni 650mila euro. L’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) è stata valutata in 6.142.500 euro, a cui si aggiungono 191.100 euro di addizionale regionale, 27.300 di addizionale comunale e sanzioni per 6.360.900 euro, per una cifra complessiva di 12 milioni 700mila euro. Ci sono poi circa 100mila euro di spese, da versare in parte all’Agenzia delle entrate e in parte a Equitalia. Fiorani potrà ricorrere alla Commissione tributaria regionale di Milano contro la sentenza della Commissione tributaria provinciale di Lodi.

Per delineare l’operazione Mizar occorre partire da un “pacchetto” di 54 immobili di proprietà delle Casse del Tirreno, finiti nella disponibilità della vecchia Banca Popolare di Lodi (che aveva acquisito l’istituto di credito toscano nel suo percorso di crescita). Nel 2002 viene costituita la Mizar, società che controlla gli immobili ex Casse del Tirreno. Mizar a sua volta è controllata dalla Basileus, che a sua volta è controllata da Bipielle Real Estate, la “cassaforte immobiliare” della Banca Popolare di Lodi. Le quote di Mizar (e gli immobili) a un certo punto passano di mano, vendute a una società estera, la Yol Trading. Società di cui, secondo la ricostruzione fatta dall’Agenzia delle entrate, Fiorani sarebbe stato socio occulto. L’ultimo passaggio è la vendita degli immobili alla Cre.Sen per un ammontare di 64 milioni e mezzo di euro. Parte di questi soldi però - sostiene il fisco - sono stati girati “in nero” estero su estero alla Yol: si tratta di circa 13 milioni e mezzo di euro. E proprio su questa cifra l’Agenzia delle entrate ha chiesto a Fiorani di pagare imposte e sanzioni. L’operazione Mizar era stata segnalata nel 2005 dalla procura di Milano.

Le richieste del fisco lodigiano, sulle quali la Commissione tributaria provinciale era chiamata a esprimersi, erano state contestate dai difensori di Fiorani, i quali - tra l’altro - avevano sottolineato che si era già proceduto a sanare la situazione attraverso un «ravvedimento operoso». L’Agenzia delle entrate aveva replicato che il ravvedimento c’era stato, ma solo dopo che la guardia di finanza aveva iniziato a indagare, a seguito della scalata Antonveneta. L’avvocato tributarista di Fiorani, Alberto Iadevaia di Milano, contattato giovedì, ha scelto di non intervenire nella vicenda. «Il Cittadino» rimane comunque disponibile a ospitare le ragioni della difesa Fiorani.

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