Tromba d’aria abbatte il “Gabon”

Lunedì 11 giugno 2012, ore 17.15: una tromba d’aria lambisce Montanaso e spezza e abbatte il Gabòn di Arcagna, l’olmo secolare (360 anni di anzianità secondo alcuni botanici) indissolubilmente legato all’immagine miracolosa della Madonna ritrovata il 26 aprile del 1649 in un campo della cascina Pantanasco. Un affresco di epoca sconosciuta il cui ritrovamento coincise con la fine di un temporale durato due settimane e con il ritorno della parola al parroco, muto da due anni. Attorno a quell’affresco, ora restaurato, è nato il santuario di Arcagna. L’olmo invece, ricorda ora il parroco di Montanaso e Arcagna don Stefano Grecchi, forte della memoria dei suoi fedeli, arriva qualche secolo dopo. Faceva parte del filare che correva lungo la strada ora provinciale. Era caduto, morto, e un contadino l’aveva adagiato su un campo a Pantanasco. Inspiegabilmente, con le radici all’aria, mise foglie e fiorì. E così fu posizionato a fianco della provinciale, e in un buco del tronco è stata poi collocata una piccola copia dell’effigie della Madonna di Arcagna. A pochi metri c’è un’edicola votiva, solida e austera, ma la vera protagonista resta la Madonnina nell’olmo. Proprio pochi centimetri sopra la teca in metallo che protegge l’immagine, ieri l’albero si è spezzato. Per un ampio tratto era un semicilindro vuoto, ma di legno vivo e vitale, che si è autoprotetto dall’esterno dai parassiti con una scorza dura. «Soffriva, come tantissimi olmi padani, di graffiosi - constata lo studente di agraria Marco Mizzi di Montanaso - ma era un caso particolare: al suo interno dei fitoplasmi contrastavano questo fungo, e mantenevano la pianta vitale».

Il Gabòn è spezzato, ma non è morto: l’agricoltore Orsini, che come i suoi avi coltiva il podere Pantanasco, si è già candidato per mettere a dimora la pianta spezzata. Sperando che il miracolo si ripeta. Due cloni sono già da tempo nelle mani di Mizzi e del suo professore di agraria Daniele Bassi. E poi il piede del Gabòn è ancora al suo posto: «Ci sono già due bei getti vitali», constatano i residenti di Arcagna. Si tratta solo di aspettare e l’antico olmo prenderà forma. E forse di Gabòn ce ne sarà più di uno. Recentemente erano stati posizionati alcuni supporti in ferro per sostenere il Gabòn, «ma la massa di foglie era notevole, per le condizioni della pianta», annota un agente della Forestale di Lodi, subito intervenuta assieme al Consorzio di polizia locale Nord Lodigiano e ai vigili del fuoco. In zona, anche un semaforo piegato e rami spezzati. «C’è stata una tromba d’aria - constata preoccupato il sindaco Luca Ferrari, tra i primi al capezzale del Gabòn -. Questa è un’enorme ferita per la nostra tradizione. Ma faremo di tutto perché Arcagna non resti senza questo albero». Quando recentemente è stata rettificata la provinciale Lodi - Zelo, la Provincia aveva dovuto variare il tracciato per salvaguardare l’albero, censito come monumentale. Il parroco riunirà il consiglio pastorale, ma come l’affresco riaffiorò sotto un aratro e l’albero creduto morto fiorì all’improvviso, è già chiaro per tutti che il Gabòn, con i suoi ex voto e le coroncine del Rosario tra i rami, si è spezzato per insegnare a tutti che si deve rinascere.

Una tromba d’aria ha lambito ieri Montanaso, abbattendo il Gabòn di Arcagna, l’olmo secolare (360 anni di anzianità) indissolubilmente legato all’immagine miracolosa della Madonna ritrovata il 26 aprile del 1649 in un campo della cascina Pantanasco

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